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Mafia a Palermo, il ritorno al potere degli Inzerillo sconfitti da Riina

Le intercettazioni hanno ripreso gli incontri di mafia e svelato le dinamiche mafiose nel quartiere di Passo di Rigano di Palermo.

Lì avevano ricostituito la loro roccaforte importanti esponenti della famiglia degli Inzerillo, una storica cellula criminale palermitana decimata dal capomafia Totò Riina negli anni '80, durante la seconda guerra di mafia.

E' uno dei particolari dell'inchiesta della Dda di Palermo che oggi ha portato ad arresti e fermi. Gli esponenti della famiglia Inzerillo, costretti a rifugiarsi negli Usa, rientrati in Italia nei primi anni 2000, avevano ricostituito le fila della 'famiglia', anche grazie al ritrovato equilibrio con i vecchi nemici.

Tra i 19 arrestati dalla polizia di Stato e dall'Fbi ci sono Francesco e Tommaso Inzerillo, rispettivamente fratello e cugino di Totuccio Inzerillo, boss ammazzato dai Corleonesi di Totò Riina nella guerra di mafia degli anni '80.

Parlando con un altro mafioso residente in America, Tommaso Inzerillo ricordava la fuga negli Usa. Fuga da cui poi derivò il soprannome di "scappati" dato agli esponenti della sua famiglia.
"Il divieto era da allora, come ti stavo dicendo, è una situazione di mio cugino, che alcuni se ne stanno andando in America... Altri, per dirti che qua c'è, siamo tutti bloccati, siamo grandi. Ora vediamo, ora con questa morte (si riferisce a quella di Totò Riina, ndr)... Lo vedi se Dio ce ne scampi fosse morto mio cugino e Stefano (Bontade, ndr) restava vivo". Il riferimento è alla possibile vendetta che Bontade, capomafia di Villagrazia trucidato da Riina, avrebbe messo in atto se fosse rimasto vivo.
"Quello, vedi che li azzerava", risponde l'interlocutore. "Minchia... Mamà... Cento picciotti... Centoventi erano con lui", commenta Inzerillo

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