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Cupola 2.0, summit di mafia a Barcarello: interdittiva per tre ditte a Palermo

A una settimana dai nuovi arresti eccellenti dei boss della nuova cupola di Palermo arrivano tre provvedimenti di interdittiva antimafia per tre ditte gestite dagli indagati nella seconda tranche dell’operazione Cupola 2.0. Tra le imprese interessate ci sono: Nautica Barcarello società cooperativa, Frutti di mare Cardillo, Ceramiche Gitochi. I provvedimenti prefettizi sono stati adottati perché “sono acquisiti molteplici, congruenti elementi e circostanze comprovanti il pericolo dell’infiltrazione mafiosa nelle società come di seguito annotato, seguono l’esecuzione del fermo di polizia giudiziaria – si legge in una nota della Prefettura di Palermo -  emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia, denominato 'Cupola 2.0 bis', concernente l’arresto lo scorso 22 gennaio di cinque soggetti ritenuti appartenenti all’organizzazione mafiosa cosa nostra”.

Calogero Lo Piccolo, considerato, il boss di San Lorenzo arrestato dai carabinieri una settimana fa, ha organizzato i suoi incontri nel rimessaggio nella zona di Barcarello. Il Prefetto di Palermo, Antonella De Miro ha firmato un provvedimento d’interdittiva antimafia per ditta “Nautica Barcarello società cooperativa”. Il provvedimento è stato comprovato dal fatto che negli ultimi anni la Nautica Barcarello sarebbe stata utilizzata  da parte di cosa nostra. Secondo il prefetto De Miro: “ È stato prescelto quale luogo di molteplici e comprovati incontri di soggetti mafiosi, favoriti dall’isolamento della struttura che ne consentiva il nascondimento ed anche in relazione alle misure di difesa passiva approntate dallo stesso cantiere che ne gestisce la struttura”.

Inoltre il cantiere nautico sarebbe stato utilizzato dal Calogero Lo Piccolo per un incontro anche nel mese di maggio 2017, quando era ancora detenuto, occasionalmente a Palermo in permesso premio per la nascita del figlio primogenito. E in tempi più recenti della stessa attività di rimessaggio sarebbe stata utilizzata per gli incontri tra Calogero Lo Piccolo, Settimo Mineo considerato capo del mandamento di Pagliarelli, e Leandro Greco detto “Michele”, nipote diretto del capomafia Michele Greco, detto “il Papa”, per avere diretto il mandamento mafioso di Ciaculli. “Tutti sono stati individuati come componenti e capi mandamento,  della commissione provinciale di Palermo di cosa nostra”, si legge nella nota del Prefetto di Palermo. La Nautica Barcarello società cooperativa sarebbe stata  amministrata da Salvatore Corrao, padre di Giovanni, il quale è l’effettivo gestore del rimessaggio e sarebbe anche un personaggio che ha veicolato messaggi tra i boss e capi mandamento per farli incontrare nel rimessaggio di Barcarello.

Il secondo provvedimento interdittivo  riguarda la ditta Frutti di mare Cardillo, di Maria Chiara Bosco (con sede in via Tommaso Natale 15/C). “La ditta è stata costituita due mesi dopo la precedente scarcerazione di Giuseppe Serio, nuovamente arrestato con il fermo di polizia giudiziaria, denominato Cupola 2.0 bis in quanto indagato, tra l’altro,  per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Tommaso Natale, in evidenziati rapporti con  Calogero Lo Piccolo – si legge nella nota del Prefetto De Miro - L’attività in questione risultava nella piena disponibilità dello stesso Serio che nella propria zona di influenza,  imponeva ai ristoratori delle località Sferracavallo e Mondello la fornitura dei propri prodotti ittici, operando in quel territorio in regime di monopolio ed estromettendo con modalità tipicamente mafiose altri rivenditori.  Da un’intercettazione risulta anche la fornitura di ‘cozze morte’, cioè con la data di consumazione scaduta”.  Il terzo provvedimento riguarda la ditta “Ceramiche Gitochi” di Salvatore Cacocciola, con sede a Capaci (via Kennedy 73/75). Il titolare è il figlio di Carmelo, arrestato dalla polizia nel blitz di una settimana fa, perché ritenuto uomo di Lo Piccolo.

Tra gli arrestati dello scorso 22 gennaio c’è Carmelo Cacocciola padre di Salvatore. Il provvedimento di fermo lo delinea quale "soggetto intraneo al consesso criminale di stampo mafioso operante sul territorio di Capaci ed Isola delle Femmine, oltre che personaggio direttamente sponsorizzato dai Lo Piccolo”. Cacocciola è indagato anche per associazione di stampo mafioso, ma anche per "aver esercitato un capillare controllo del territorio a Capaci ed Isola delle Femmine per attingere le informazioni preliminari necessarie per consentire a Erasmo Lo Bello e altri boss di inoltrare le pretese estorsive con particolare riferimento ai lavori edili e di movimento terra, come ad esempio nel caso dell’estorsione ad un imprenditore - si legge nella nota del prefetto De Miro - È indagato per avere messo a disposizione degli esponenti di vertice della famiglia mafiosa di Carini, i locali della Ceramiche per l’edilizia a Carini. In particolare sono stati usati da Angelo Antonino Pipitone,  Vincenzo Pipitone, Antonino Pipitone, Gaspare Pulizzi, consentendo loro riunioni riservate, alle quali tra l’altro partecipava personalmente, al fine di dirimere questioni attinenti le attività illecite operate sul territorio di Carini e la relativa spartizione dei profitti”. Nel provvedimento di fermo è scritto che Carmelo Cacocciola "presta la sua attività lavorativa presso il negozio di rivendita di ceramiche intestato a suo figlio Salvatore, ma di fatto a lui direttamente riconducibile e impone la fornitura dei materiali".

Dalle recenti intercettazioni telefoniche su utenze intestate alla loro ditta, formalmente nella titolarità del figlio Salvatore, risulta che Carmelo Cacocciola si è recato presso il cantiere "per assumere informazioni sull’impresa che stava realizzando i lavori di costruzione della palazzina e proporsi come fornitore del materiale necessario per la realizzazione del fabbricato. Lo stesso che poi ha riferito le informazioni a Erasmo Lo Bello il quale si era recato dal costruttore per effettuare la richiesta estorsiva”. Come è scritto nel provvedimento di fermo, Erasmo Lo Bello Erasmo, detto 'Orazio', considerato reggente già negli anni ‘90 della famiglia mafiosa di Carini, è soggetto "con ruolo direttivo e di indirizzo, in seno alla famiglia mafiosa che opera sul territorio di Capaci ed Isola delle Femmine ed ha intrattenuto relazioni con diversi esponenti di rilevo del mandamento mafioso di Tommaso Natale, con Nunzio Serio e Calogero Lo Piccolo”.

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