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Tra i 30 giovani alfieri della Repubblica la 19enne Deborah di Termini, paladina del Banco Alimentare

C'è anche una ragazza di 19 anni di Termini Imerese, attiva nel volontariato al servizio del Banco Alimentare, tra i nuovi alfieri della Repubblica nominati dal presidente Sergio Mattarella. Si chiama Deborah Maria Inserillo, è nata il primo agosto del 2003 e riceve il riconoscimento per l’attività di volontariato con cui testimonia l’importanza della condivisione e del dono e per l’impegno contro lo spreco alimentare, fatto di azioni concrete e di sensibilizzazione per uno sviluppo sostenibile.

Debrah studia Scienze dell’educazione all’Università di Palermo con l'obiettivo di realizzare dei progetti in campo sociale per l’eduzione dei giovani alla sostenibilità. «Il Banco Alimentare - dice - è stato il mio punto cardine in questi anni, non solo per quanto riguarda le attività di volontariato ma soprattutto per la mia vita. Grazie all'esperienza con il Banco Alimentare ho potuto toccare con mano quella che Papa Francesco chiama la cultura dello scarto». Deborah Inserillo pone l'accento sull'importanza di «modelli di sviluppo economico che garantiscano equo benessere assieme al rispetto per l’ambiente e della persona. Non lascerò mai le attività di volontariato - dice - perché per me hanno un valore inestimabile.

Il presidente della Repubblica ha conferito in tutto 30 attestati d’onore di «Alfiere della Repubblica». La solidarietà per la pace è il tema prevalente che ha ispirato nel 2022 la scelta dei giovani alfieri. La selezione tra tanti meritevoli, spiega una nota del Quirinale, «è stata orientata a valorizzare comportamenti e azioni solidali, ora nell’ambito di un’accoglienza a ragazzi ucraini in fuga dalla guerra, ora attraverso altri gesti di amicizia, cooperazione, inclusione affinché le diversità non diventino mai barriere. I testimoni scelti non costituiscono esempi di azioni rare, ma sono emblematici di comportamenti diffusi tra i giovani, che illustrano un mosaico di virtù civiche di cui, per fortuna, le nostre comunità sono ricche. Le storie degli Alfieri della Repubblica possono anche essere viste, dunque, come la punta di un grande iceberg che rappresenta, in ogni territorio, la vita quotidiana dei giovani».

Il più giovane non ha ancora neanche undici anni, si chiama Alexander Bani, è di origine russa, e si è improvvisato a Città di Castello, mediatore culturale per un compagnetto di classe, Sasha, profugo dall’Ucraina. La più «anziana», Elisaveta Petronela Merfu, di anni ne compie venti ad aprile, e a Scalea fa volontariato con ragazzi più piccoli sulla base classico «giving back»: restituire il bene a sua volta ricevuto dagli altri quando ne ha avuto bisogno. Solidarietà e pace sono i temi che quest’anno hanno ispirato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la scelta dei giovani Alfieri della Repubblica. Trenta ragazzi italiani, scelti dal Quirinale tra tanti meritevoli nel «valorizzare comportamenti e azioni solidali, ora nell’ambito di un’accoglienza a ragazzi ucraini in fuga dalla guerra, ora attraverso altri gesti di amicizia, cooperazione, inclusione affinché le diversità non diventino mai barriere».

I nuovi alfieri della Repubblica sono ragazzi che nell’anno passato hanno compiuto azioni nobili: come Tommaso Zotti di 14 anni, residente a Campo San Martino (Pordenone), che ha salvato i compagni aiutandoli a lasciare lo scuolabus dopo che l’autista aveva avuto un malore. O Giovanni Scialdone, diciottenne di Vitulazio (Caserta) che con un massaggio cardiaco ha salvato dalla morte sicura una persona. O, ancora, il diciottenne romano Alessandro Cuomo, che ha rincorso i ladri che avevano rubato il portafoglio ad una signora, recuperando il maltolto.

Ma sono anche ragazze e ragazzi, tanti dal nome e dal luogo di nascita straniero ma comunque italiani, che hanno avuto comportamenti «emblematici di comportamenti diffusi tra i giovani - sottolinea il Quirinale - che illustrano un mosaico di virtù civiche di cui, per fortuna, le nostre comunità sono ricche». È per questo che le loro storie, viene sottolineato, «possono anche essere viste, come la punta di un grande iceberg che rappresenta, in ogni territorio, la vita quotidiana dei giovani». Da qui una scelta che, viene sottolineato nelle motivazioni alla base dei conferimenti dell’onorificenza così cara al presidente Mattarella, «è stata orientata a valorizzare comportamenti e azioni solidali, nell’ambito di un’accoglienza a ragazzi ucraini in fuga dalla guerra, attraverso altri gesti di amicizia, cooperazione, inclusione affinché le diversità non diventino mai barriere».

Tutte, comunque, azioni nobili. Di apertura, disponibilità, altruismo, di contrasto alla prepotenza ed al bullismo in un tempo segnato dalla guerra, dalla pandemia e da una sempre rinnovata necessità di integrazione. Storie come quella del «postino» - William D’Alascio, undici anni di Crespina Lorenzana (Pisa), che durante la pandemia recapitava ai compagni in isolamento i compiti perché non rimanessero indietro con la scuola, o della ragazza che insegna l’italiano ai profughi ucraini, giunti in Italia per sfuggire alla guerra. Ma anche di chi, come la diciassettenne genovese Beatrice Papei Allori tiene viva la memoria della Shoah. O della ragazza sorda del Mali, Sokona Souare, quindicenne di Avigliana (Torino), della quale viene premiata «la voglia di comunicare che riesce a trasmettere, e l’amicizia che è riuscita a costruire», in questo aiutata da Anna Assunta Lombardi, di tredici anni, residente nel vicino comune di Almese, nominata alfiere perché ha imparato rapidamente la lingua dei segni per agevolare l’integrazione di Sokona. La loro bellissima storia dimostra come l’amicizia possa abbattere tante barriere.

Oppure Luigi Falconi, diciannovenne residente a Latina che ha saputo trasformare le proprie difficoltà in opportunità, dimostrando come le differenze siano una ricchezza per tutti e che ha messo le proprie abilità informatiche al servizio di una associazione che si impegna per uno «sport inclusivo». Una storia simile a quella di Aniello Capuano, di 18 anni, residente a Siano (Salermo), insignito per la tenacia con cui affronta la malattia che lo ha colpito da bambino, riuscendo a trarre forza per impegnarsi nella diffusione delle conoscenze sulla distrofia facio-scapolo-omerale e per sostenere la ricerca scientifica. Utilizzando le sue competenze informatiche, ha creato un canale youtube al riguardo. Mario Amatuzio, diciassettenne di Bojano (Campobasso) ha svolto invece azione di volontariato in favore delle persone anziane soprattutto durante la fase più acuta della pandemia e  ha scuola ha contribuito all’inclusione e contrastato il bullismo. Volontariato sulle ambulanze invece per la modenese Giulia Rossi di 18 anni. È una storia di resilienza quella di Simone Rovere Meloni, 19 anni di Uras (Oristano), che si è contraddistinto per il coraggio e la perseveranza con cui ha reagito alla perdita di parte del suo gregge in seguito a una drammatica alluvione.

Il presidente Mattarella ha inoltre assegnato quattro targhe per azioni collettive a dei gruppi di ragazzi e ad una intera classe scolastica, che intendono valorizzare la partecipazione attiva e sentita dei giovani, «anche al fine di incoraggiare un loro più consapevole protagonismo».

 

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