Telefoni staccati o che squillano a vuoto, mentre la montagna di immondizia a Bellolampo cresce e conta 190 mila tonnellate che non si sa dove smaltire. La discarica agonizzante non stacca la spina, eppure sta per esaurire ogni millimetro a disposizione per accogliere la spazzatura di Palermo e provincia. Non sono arrivate le ordinanze in deroga per abbancare in due vecchie vasche ancora capienti e l’amministratore della Rap, Girolamo Caruso, torna alla carica: tra 10 giorni raccolta in tilt e munnizza che resterà in strada. Sarà maestrale o scirocco, soffieranno venti di guerra sull’insediamento, previsto domani, del nuovo sindaco Roberto Lagalla, chiamato a confrontarsi con questa emergenza che già adesso porta montagne di rifiuti di ogni tipo in strada.
Per evitare il rischio di una emergenza sanitaria (ora purtroppo vicina, dice) Caruso aveva chiesto l’emanazione di una ordinanza di protezione civile per infilare i rifiuti nella III vasca bis, che può contenerne fino a 100 mila tonnellate, corrispondenti a più di 3 mesi di rifiuti raccolti in città. Dopo la riunione indetta dall’assessore regionale Daniela Baglieri, presenti il quasi ex sindaco Orlando, il dirigente del dipartimento regionale Acqua e rifiuti Calogero Foti e l’assessore Sergio Marino, sembrava essere stato sciolto il nodo sulla fattibilità di una ordinanza comunale che avrebbe accorciato tempi e passaggi burocratici. Da allora però il presidente di Rap ha cercato inutilmente sponda negli uffici di Palazzo delle Aquile, senza avere successo. Chi era in ferie, chi irraggiungibile, insomma il deserto. «Mi hanno lasciato con il cerino in mano - dice Caruso -. Il ricorso alla ordinanza di protezione civile sulla III bis era il risultato del ping pong del Comune, che va avanti da 9 mesi e per il quale non si intravede alcun orizzonte temporale, sulla transazione con la curatela fallimentare ex Amia».
Non solo. Ricostruendo i passaggi della emergenza nella discarica, l’amministratore di Rap ha ribadito l’urgenza di una seconda ordinanza per abbancare nella IV vasca (c’è spazio per 250 mila tonnellate, almeno 9 mesi di rifiuti). La bozza è stata appena inviata all'Arpa e all’Asp per acquisirne i pareri.
«La Rap che rischia in prima persona è solo una costola del Comune che prende ordini - chiude Caruso -. Però se arriva una denuncia per danno ambientale il Comune è esente da responsabilità e del danno ambientale rispondo io, da solo o quasi». È lo stesso Comune (e gli stessi Soloni) che Mimmo Caruso accusa di aver perso 30 milioni sul Pnrr. La «risposta» piccata ai solleciti imperiosi per evitare lo stop della raccolta alla fine è arrivata sulla scrivania dell’amministratore unico della partecipata proprio il giorno dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale e del sindaco.
Era firmata dai dirigenti Ferdinando Ania e Sergio Maneri. I due definiscono i toni di Caruso «accesi, irrituali e inappropriati per la definizione di problematiche complesse come quelle che interessano l’emergenza rifiuti della città».
Per quanto riguarda la IV vasca, nel dettaglio, i dirigenti del Comune obiettano che una parte, circa il 10%, ricade nella particella di appartenenza della curatela della ex Amia che va quindi, in assenza della transazione, tenuta fuori dal progetto di riutilizzo presentato dalla Rap per l’abbancamento. Polemica la replica sui fondi persi del Pnrr. I dirigenti hanno relazionato compiutamente al direttore generale sulle cause che hanno portato al mancato inserimento delle istanze nei termini stabiliti dal bando e la Rap avrebbe trasmesso i dati all'amministrazione soltanto il giorno prima del termine di scadenza. In sostanza, la delibera di giunta è stata adottata il giorno stesso della scadenza prevista dal bando. La versione di Caruso è però diversa: «Carte alla mano, posso dimostrare di avere girato carte e progetti due settimane prima della scadenza».
E sulla vicenda potrebbe essere chiamata a intervenire la Procura.
Le foto sono di Alessandro Fucarini.
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