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Provenzano a Palermo, striscioni antimafia alla scuola di Bonagia

"Facciamo a pezzi il pizzo", "La mafia spegne la speranza, riaccendiamola", "In memoria di chi ha dato la vita per farci conoscere la verità" sono gli striscioni, affissi dentro la scuola, con i quali docenti e alunni dell'istituto comprensivo "Mattarella" a Bonagia, a Palermo, hanno accolto il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano.

"La gestione finanziaria di Ibs Forex era interamente nelle sue mani". E' questa la motivazione per cui Graziano Campagna, fondatore della società comasca, accusata "attraverso investimenti di finanza creativa di aver fatto sparire circa trentasei milioni dalla casse dell'ex Provincia di Palermo, è stato condannato in via definitiva a cinque anni e dieci mesi di reclusione per truffa aggravata e bancarotta fraudolenta.

La quinta sezione della Cassazione, come riporta il Giornale di Sicilia, ha infatti ritenuto inammissibile il ricorso presentato dall' imputato, di origini irpine, ma residente a Lugano, e ha confermato anche il diritto al risarcimento della Provincia, oggi Città metropolitana e di moltissimi privati. Per Campagna a questo punto dovrebbero aprirsi anche le porte del carcere per scontare la pena. Tra il 2006 ed il 2008, a Palazzo Comitini erano stati compiuti una serie di investimenti sul mercato internazionale con la finanziaria di Campagna, che improvvisamente si era però ritrovata con un enorme buco da circa sessanta milioni di euro, tanto da essere
dichiarata poi fallita nel 2009. Più della metà dei fondi spariti erano quelli pubblici della Provincia di Palermo, il resto apparteneva invece a circa 1.300 privati che avevano investito i soldi nella Ibs Forex. Sulla vicenda era stata aperta un' inchiesta a Palermo, con un processo tuttora in corso, nel quale si ipotizza che alla base dell'operazione vi sarebbe stato un patto corruttivo tra i vertici della Provincia e quelli della finanziaria, e un' altra a Como. Graziano è imputato in entrambi i filoni giudiziari e quello che ha portato ora alla sua condanna definitiva è quello lombardo: in primo grado gli era stata inflitta una pena di otto anni, poi ridotta in appello a cinque anni e dieci mesi.

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