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Donato al Papa il vanghetto per tartufi dell'artigiano monrealese Giorgio Liga

È stato realizzato da Giorgio Liga il primo e unico al mondo vanghetto da tartufi donato a Papa Francesco. Giorgio Liga è nato a Monreale e ha creato la sua azienda di vanghetti a Marano Vicentino. Oggi a Roma la consegna del vanghetto al Santo Padre che lo ha firmato e donato alla Caritas. L'iniziativa è stata voluta dall'Associazione nazionale tartufai italiani.

All'udienza, oltre all'artigiano, erano presenti, fra gli altri, Riccardo Germani, presidente dell'Associazione nazionale tartufai italiani, Renato Tomassetti, presidente onorario Associazione nazionale tartufai, e lo chef Nicola Ferrelli. Al Santo Padre sono stati portati dei tartufi e un vanghetto che sono stati benedetti e poi donati alla Caritas. Per Giorgio Liga, dunque, un'altra soddisfazione, dopo il vanghetto donato qualche tempo fa a Silvio Berlusconi.

Liga è uno dei costruttori di vanghetti più conosciuti al mondo. Le sue creazioni artigianali sono vendute in quasi 30 paesi nel mondo e si trovano in alcuni dei musei dei tartufi più importanti. La sua storia è simile a quella di decine di altri suoi coetanei. Le difficoltà di trovare lavoro in Sicilia e la decisione di trasferirsi al Nord. Qui Giorgio, grazie alle sue abilità, è diventato un artigiano apprezzato. I suoi vanghetti sono realizzati a mano. Ha inventato e brevettato anche dei «raspini» per la raccolta dei tartufi, che hanno rivoluzionato un po’ il modo di cavare questi particolari e preziosi funghi.

«Cosa hanno di speciale i miei vanghetti? Intanto, sono indistruttibili. E poi sono personalizzabili in base alle esigenze dei clienti, dalla lunghezza del manico alla forma della punta, lucido o opaco», spiega l’artigiano monrealese. Giorgio è stato il primo produttore di vanghetti italiano ad essere «esposto» al museo del tartufo di Norcia. Oltre ad essere presente ai festival americani del settore «Napa Truffle» e «Oregon truffle». I suoi prodotti, come detto, si trovano in quasi 30 paesi nel mondo. Anche negli Emirati arabi. «Sono davvero contento – dice -, ma i sacrifici che ho fatto sono stati tanti. E non ho certo intenzione di fermarmi qui».

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