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Giornale di Sicilia, ecco la Guida a ristoranti e pizzerie: le foto della presentazione

Sicilia in punta di forchetta vuol dire un viaggio ad alto tasso cultural-goloso, i cui attori sono quelli che il mondo ci invidia: olio, formaggi, verdure, carni e, naturalmente, il pesce - perché il mare è la dispensa a cui attingere a piene… reti per impreziosire i menù - lontani dalle produzioni industriali. Dietro a ciò che arriva sulla tavola ci sono le mani di chi coltiva, alleva, pesca, “artigiani” legati da una santa alleanza agli chef, stellati e non, “programmati” per leggere le materie prime e tradurle in piccoli capolavori, fatti di tecnica, sensibilità e capacità creativa.

Risorse naturali, laboriosità, intuizioni. Le ricette? Si basano su saperi tramandati in famiglia o ripescati dal pozzo della memoria e poi rivisitati con estro. Un viaggio accattivante da iniziare con un vademecum tra le mani, capace di suggerire soste, scandire tipicità, consigliare indirizzi: ecco allora pronta la Guida del Giornale di Sicilia, dedicata a «Ristoranti & pizzerie '20», settima edizione, che altro non è che il racconto, con una grafica rinnovata e accattivante, di 175 tra ristoranti, osterie e pizzerie siciliane, in collaborazione con Slow Food Editore. Un modo per valorizzare il territorio nella consapevolezza che il cibo non serve solo ad alimentarsi ma è capace, con la sua narrazione, di creare turismo, oltre a essere uno dei settori strategici nella lettura dell'Isola.

La Guida è stata presentata ieri all'Oratorio dei Santi Elena e Costantino, in partnership con la Fondazione Federico II e il supporto organizzativo di GDS Media&Communication, e sarà da oggi in edicola, abbinata al Giornale di Sicilia e alla Gazzetta del Sud, al costo di 5 euro più il prezzo del quotidiano. Una serata affollata, orchestrata da Salvo La Rosa e con i protagonisti delle pagine che hanno ritirato l'attestato e la vetrofania. «Sono contento di presentare ancora una volta questa Guida - ha detto l'anchorman - perché anche quest'anno facciamo un bel giro di Sicilia attraverso le tradizioni e la cultura gastronomica di una terra all'avanguardia. Una bella iniziativa che si sposa con un luogo straordinario come questo Oratorio».

La cui padrona di casa è Patrizia Monterosso, direttrice della Fondazione Federico II: «Una partnership che parte da elementi comuni: la cucina è un elemento che caratterizza la cultura e nella Guida sono tracciate le vie di questo approfondimento culturale dell'Isola attraverso i sapori che sono inscindibili dai saperi. E poi anche noi auspichiamo un'accoglienza del turista sempre più qualificata, proprio come fanno questi ristoratori che ci mettono la faccia e percorrono l'innovazione mantenendo la tradizione. L'Oratorio nasce proprio con questo spirito».

I protagonisti sono sempre loro: chef, cuochi, ristoratori, pizzaioli, imprenditori e semplici appassionati di cucina, non importa che si tratti di stellati o giovani alle prime esperienze: tutti sono ambasciatori e promotori dell'enorme patrimonio enogastronomico siciliano. Tutti siamo pazzi per il cibo: fateci caso, in ogni momento della giornata si parla di chef, ristoranti, tradizioni gastronomiche, la cibomania, complice la tv, non accenna a rallentare. Allora è ambizione della Guida raccontare, anno dopo anno, la Sicilia che cambia a tavola. Il mangiare siciliano è fondamentalmente sano e buono, con tradizioni impermeabili alle mode e alle tentazioni del momento. E ha una natura trasversale, interessante com'è sotto il profilo culturale, inscindibile dal contesto sociale, importante per leggere l'economia di una regione che deve tanto alla produzione agroalimentare. E così tra le pagine c'è l'alta ristorazione, ci sono le pizzerie attente alle materie prime e ai prodotti del territorio, c'è lo stile bistrot che fa tendenza. E sempre con la qualità e la tecnica a fare la differenza. Chi gira il territorio si accorge di continue aperture - magari al posto di eleganti boutique e negozi storici - di chef giovani che osano e che affrontano la crisi con coraggio, di uno stile ben riconoscibile: materia prima appena toccata, gioco con la tradizione vissuta come risorsa da innovare e non come protocollo da subire.

«Non c'è Sicilia senza la sua cucina, non c'è viaggio fra le sue meraviglie e i suoi tormenti che non passi attraverso i sapori, gli odori, le tradizioni, le commistioni. E nulla di tutto ciò può trovare estrema sublimazione se non proprio sulla gastronomia, sulla cucina, sul cibo. Alla maniera dei siciliani», scrive il vicedirettore responsabile del Giornale di Sicilia, Marco Romano. «Attraverso quei sapori, quegli odori, quelle tradizioni, quelle commistioni, quelle innovazioni che hanno fatto della cucina siciliana uno degli avamposti di eccellenza assoluta, in un Paese che di cibo vive».

Carmelo Maiorca e Salvatore Spatafora sono andati in giro con la forchetta tra i denti e della Guida hanno curato i testi. Le loro riflessioni su questo Viaggio in Sicilia: «Nel Trapanese il piatto tipico è il cuscus, giunto nella costa occidentale direttamente dai paesi del Nord Africa e poi adattato dai pescatori siciliani nell'attuale variante con il pesce. Attorno alle vette delle Madonie, dell'Etna o dei Monti Iblei, si trovano alcuni dei borghi più belli d'Italia caratterizzati da una cucina a base di funghi e tartufi. E poi ci sono Palermo e Catania, che conservano ancora una doppia anima: quella aristocratica dei sontuosi banchetti di gattopardiana memoria con le ricette d'ispirazione francese e, fuori dai palazzi, i piatti della tradizione popolare nati, tra vicoli e mercati storici, dalla creatività delle classi povere che dovevano arrangiarsi con quel poco che avevano. Ricette tipiche che mutano di provincia in provincia, di casa in casa, ma sempre accomunate da quel melting pot culturale frutto delle dominazioni che nei secoli si sono alternate e stratificate sull'isola. Ma c'è una valenza ancora più profonda: il più delle volte le materie prime utilizzate provengono da piccoli produttori artigiani”. E non è finita: “Le ricette della tradizione restano dei miti intramontabili, ma occorre ricordare l'interesse crescente verso l'alta cucina».

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