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Palermo ricorda La Torre e Di Salvo, uccisi 41 anni fa: «Precursori nell'impegno contro la mafia»

La deposizione di una corona di alloro davanti alla lapide, il momento di raccoglimento e poi l'invito da parte di tutti a tenere alta l'attenzione contro la mafia. Così, questa mattina, in via Li Muli, a Palermo, sono stati commemorati Pio La Torre e il suo autista, Rosario Di Salvo, uccisi dalla mafia 41 anni fa.

Alla cerimonia ha preso parte la leader del Pd Elly Schlein, e con lei c'erano il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo e il segretario provinciale di Palermo, Rosario Filoramo, il sindaco Lagalla, il figlio del sindacalista assassinato, l'ex ministro Giuseppe Provenzano, l'assessore regionale alle Attività Produttive, Edy Tamajo.

«Oggi non dobbiamo ricordare Pio La Torre e Rosario Di Salvo per come sono morti ma per come hanno vissuto: nelle loro vite c'è il senso dell'impegno - ha detto Elly Schlein dopo aver deposto la corona di alloro davanti alla lapide in via Li Muli, luogo della strage -. L'esistenza di Pio La Torre fu caratterizzata da una grande capacità di comprensione del fenomeno mafioso, con la sua preziosa intuizione di una legge sulla confisca dei beni a Cosa nostra che, però, vide la luce soltanto dopo la sua morte».

Accanto a Elly Schlein c'era il segretario regionale Barbagallo: «Come ogni anno commemoriamo La Torre e Di Salvo e constatiamo come la visione di quel ragazzo di Baida, sia veramente attuale. Possiamo ricordare la legge Rognoni La Torre ma partirei dalla battaglia per la legalità. Nell'anno dell'arresto di Matteo Messina Denaro la battaglia ancora non è vinta. La lotta per la legalità e il riscatto per il lavoro devono essere le nostre battaglie quotidiane».

Anche il sindaco Lagalla ha partecipato alla cerimonia di commemorazione. «A 41 anni di distanza ricordiamo il sacrificio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, caduti per mano mafiosa. L’onorevole La Torre sarà sempre considerato come uno dei precursori della lotta a Cosa nostra, grazie alle intuizioni che hanno portato al suo disegno di legge che introduceva il reato di associazione mafiosa. Una proposta normativa per la quale si è battuto e che si è tradotta in legge successivamente alla sua morte, diventando un caposaldo del contrasto alla criminalità organizzata. Tenere viva la memoria di figure come Pio La Torre e Rosario Di Salvo è un esercizio fondamentale e, per questa ragione, il mio apprezzamento è rivolto nei confronti del Centro Pio La Torre che con il “Progetto Educativo Antimafia” coinvolge da anni centinaia di studenti in tutta Italia, così come è necessario mantenere costante il ricordo per fare luce su quelle zone d’ombra che ancora restano su questo delitto».

Anche Tamajo, presente in via Li Muli in rappresentanza del presidente della Regione Renato Schifani, bloccato da una lieve indisposizione di salute, ha ricordato le vittime della strage: «Il quarantunesimo anniversario di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo ci ricorda il loro significativo esempio di impegno civico. Il consolidamento della cultura della legalità esige il coinvolgimento di tutti, politici compresi. Dobbiamo mantenere viva la memoria dei valori di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza prestata per la difesa di radici essenziali della nostra Isola e dello Stato, per la difesa della libertà e della giustizia».

Secondo Filoramo La Torre ha lasciato una grande eredità. «A Pio La Torre dobbiamo un’intuizione - ha commentato -. L’aver creduto necessario aggredire i mafiosi nelle loro tasche e mettere le mani nel patrimonio di cosa nostra. La grande intuizione è divenuta, dopo la sua morte, la legge Rognoni-La Torre. Noi per questo saremo sempre grati a questo
uomo politico che ha cambiato la storia dell’Europa. Quarantuno anni fa, nel giorno dell’agguato in migliaia andammo davanti alla sede del Partito comunista in corso Calatafimi. Ricordo il dolore ma anche il senso di compostezza del popolo democratico che seppe rilanciare l'attività antimafiosa fino a produrre risultati sul piano normativo».

Franco La Torre, figlio del sindacalista ucciso dalla mafia, ha commentato: «Stiamo combattendo. L'Italia con l'antimafia sociale combatte con le sue migliori energie quotidianamente. Lo stato fa la sua parte, ma non basta condurre delle brillanti operazioni e consegnare alle patrie galere criminali sanguinari, quel sistema di potere che si annida nelle istituzioni ha bisogno di uno scatto di orgoglio da parte di chi ha la responsabilità e il compito di dirigere questo paese. Ci attendiamo che lo stato lo faccia con maggiore coerenza, non soltanto il 30 aprile. È un impegno che si deve rinnovare quotidianamente con la necessaria coerenza".

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