«L’emergenza salme non deve essere scaricata sui cittadini e sulla borgata». «No al cimitero all’interno della ex Edilpomice». Il messaggio lanciato dai residenti della borgata marinara di Vergine Maria all’indirizzo dell’amministrazione comunale nel sit-in di questo pomeriggio è chiaro e non accetta compromessi: la carenza di servizi e spazi pubblici nel quartiere è sempre stata nota ma «così è troppo, in questo modo non si rispettano i vivi - sottolinea Gisella Taormina, presidente della Pro loco Vergine Maria - questa borgata è prigioniera, soprattutto nel periodo estivo. Il sindaco e gli assessori non hanno mai preso contatto con il territorio per comprendere quali siano le esigenze. Noi abbiamo presentato tanti esposti in prefettura - prosegue - dimostrando che la borgata non ha spazi, è caotica».
L’idea del Comune sarebbe quella di ampliare il cimitero dei Rotoli, sfruttando una porzione della confinante area della fabbrica confiscata alla mafia e oggi di proprietà dell’amministrazione con la quale confina il muro del camposanto. Idea che ha subito messo in allarme i residenti, molti dei quali si ritroverebbero proprio sotto le finestre e i balconi loculi e tombe. La paura a cui vanno incontro i tanti abitanti della zona riguarda anche una possibile svalutazione della propria casa: e pensare che per la ex Edilpomice c’era sul tavolo un progetto diverso, di riqualificazione della zona con una strada che potesse alleggerire il traffico, un parcheggio pubblico per evitare che i mezzi posteggino proprio davanti i portoni di ingresso degli edifici impedendo a chi vi abita di ritrovarsi prigioniero, e un campetto sportivo polivalente.
«La borgata dice sì da diversi anni al recupero di questa area - spiega Adriano Varrica, deputato regionale pentastellato - per riqualificare dal punto di vista urbanistico questo spazio che è un bene confiscato. Un percorso in piedi da anni e negli scorsi mesi abbiamo insierito in legge di bilancio regionale 300 mila euro del fondo sviluppo e coesione per questa area; sarebbe surreale fare 10 passi indietro». Presente anche la Cgil: «L’emergenza andrebbe affrontata con più raziocinio - aggiunge Mario Ridulfo, segretario Cgil - non si può condizionare il futuro di una comunità già prigioniera in un imbuto. Occorre garantire uno spazio di socialità ad una zona soffocata dall’invivibilità».
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