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L'incendio sul traghetto a Palermo: chi in auto aveva regali per i familiari, chi il computer

Puzza di bruciato e fumo che fin dai primi istanti hanno invaso i corridoi della nave. Questo è l’incipit comune ai racconti dei tanti presenti sul traghetto diretto a Napoli, ma che, a causa del rogo di sabato sera, il capoluogo campano non l’ha mai raggiunto. Qualcuno, soprattutto se libero da mezzi, ha lasciato la Sicilia per altre vie. La maggior parte degli autotrasportatori e dei viaggiatori con autovettura, invece, sono rimasti bloccati per tutto il giorno di domenica e anche ieri.

«Avevamo la macchina con noi, che non sappiamo se ritroveremo o meno - racconta Giovanna S. -. Dentro c’erano tutti i regali per i nostri figli e amici di su. Ho dovuto anche comunicare all’azienda che non potrò essere a lavoro». La signora, infatti, pur essendo originaria della città, vive e lavora a Venezia. Ad avvisarla dell’incendio è stato il marito: «Mi trovavo nella mia cabina, pensavo fosse colpa della vicinanza alla sala motori - ha raccontato con sguardo ancora incredulo -, sentivo una forte puzza di gasolio». Così, per chiedergli di provare a cambiare la cabina, ha deciso di chiamare il marito, che si era fermato nella hall a seguire una partita trasmessa in tv. La risposta ricevuta, però, l’ha spiazzata: «Sto venendo, vestiti velocemente che dobbiamo andare via». La signora ha seguito i consigli del marito e, aperta la porta, ha capito: «Non appena uscita, sono stata investita dal fumo - prosegue Giovanna -. Era ovunque, sparso per tutto il corridoio e non si riusciva quasi a respirare». La coppia ha raggiunto il punto di sicurezza indicato dall’equipaggio, da qual momento sarebbero passati pochi minuti allo sbarco.

Una storia simile a quella di Antonio Fantucchio, analista programmatore, che sviluppa protocolli di sicurezza: «Ero con la mia Audi A6 - ha raccontato -. Con me, per lavoro, avevo computer fissi e portatili e varia strumentazione elettronica. Stavo quasi dormendo, quando sono stato svegliato dagli operatori della Gnv, in particolare da Francesco Ciulla. L’equipaggio ha chiamato tutti porta per porta e ci ha fatto sbarcare».

E a letto, quasi tra le braccia di Morfeo, era anche Paolo Visconti: «Ero con mia moglie - ha detto - e all’improvviso siamo stati assaliti dalla puzza di bruciato. Abbiamo subito guardato fuori dalla cabina e abbiamo visto le persone uscire dalle rispettive cabine e correre via». Anche Paolo e la moglie hanno raggiunto il luogo di sicurezza indicato dagli operatori, dove ad attenderli c’era una parte dell’equipaggio, che «si è preso cura di noi alla perfezione. Sono stati bravissimi a gestire il tutto».

Una volta sbarcati, i passeggeri della Superba sono stati accolti immediatamente dallo staff dell’hotel Ibis, proprio di fronte al porto della città: «Abbiamo subito fornito le camere necessarie - raccontano dall’hotel -, la colazione del giorno dopo e indumenti caldi a chi era sceso senza riuscire ad acchiappare un giubbotto». In hotel è sempre rimasto un delegato della compagnia Gnv, così da potere fornire notizie ai passeggeri.

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