Nemmeno gli organizzatori si attendevano una partecipazione così numerosa, almeno 500 perasone, come confermato dal commissariato, alla fiaccolata della speranza «Davanti alle tenebre noi siamo luce», che si è svolta venerdì sera a Bagheria in ricordo di Teresa Spanò, l’insegnante uccisa dalla figlia minorenne.
La comunità civile ha risposto positivamente all’iniziativa della comunità ecclesiale che ha voluto essere presente con i parroci, le associazioni attive sul territorio, la consulta giovanile, le famiglie, il sindaco Filippo Tripoli, il vice Daniele Vella, l’assessore Emanuele Tornatore e altri consiglieri comunali, il pastore della Chiesa evangelica «Missione Arca» Claudio Bonsignore e Rana Massud della comunità del Bangladesh e tanti semplici cittadini che hanno riflettuto sul dramma che ha toccato tutti in questo inizio di anno, dopo la morte cruenta di Teresa Spanò, l’insegnante 55enne strangolata dalla figlia diciassettenne.
All’inizio ha preso la parola il parroco della parrocchia di San Pietro, don Salvatore Pagano il quale ha illustrato il senso della fiaccolata. «Le nostre famiglie hanno bisogno di sostanza – ha detto – e noi vogliamo tendere una mano per condividere il peso della fatica di ogni giorno, in un anno iniziato con il dramma ma con la tensione di vivere insieme nella condivisione della speranza». Presente anche il presidente della Consulta giovanile Federico Guzzo. «Non siamo giudici, e anche se lo fossimo – ha detto Guzzo – un episodio come questo è talmente complicato e delicato che, probabilmente, l’unica reazione giusta è il silenzio. Come Consulta giovanile abbiamo infatti deciso di mantenere il silenzio e non esprimerci sulla morte della maestra Teresa Spanò. In tanti, per fortuna, a Bagheria ci siamo subito chiesti cosa possiamo fare, cosa può fare la nostra comunità, non tanto per la ragazza, che ormai resta ovviamente reclusa e sottoposta al giudizio delle autorità, ma piuttosto cosa è possibile fare per provare a costruire e condividere strumenti nuovi, che ci permettano in futuro di riuscire a prevenire fenomeni del genere prima che avvengano».
Emozionante e carico di significato il momento in cui il corteo si è fermato davanti al civico 401, dove si è consumata la tragedia dello scorso 1° gennaio per un momento di silenzio. A piazza Sepolcro i partecipanti hanno condiviso alcune riflessioni compresa quella dell’arcivescovo di Palermo monsignore Corrado Lorefice letta dal vicario episcopale, don Fabrizio Moscato. «Oggi, in questo mondo sempre più segnato dalla violenza e lacerato dai conflitti – scrive Lorefice – assistiamo alla barbarie di corpi abusati, mutilati, eliminati, ricacciati e rinchiusi in luoghi di tortura. Nel corpo di Teresa piangiamo il destino dell’umanità quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare il vostro, il nostro strazio, cari parenti e amici intimi. Siamo in silenzio con voi. E vi doniamo le nostre lacrime. L’intera famiglia umana oggi piange Teresa. Ma questo silenzio, tuttavia, non può fermarci dal testimoniare, pubblicamente e uniti, che, al di là della rabbia, che è sempre una sconfitta per tutti, si può e si deve rimanere forti in un unico abbraccio, per esprimere e costruire molto di più, lasciandoci interpellare dall’accaduto ma guardando con speranza cristiana più avanti di ciò che saremmo portati a vedere».
Il sindaco Filippo Tripoli ha esortato al silenzio e a non giudicare. «Il senso di questa fiaccolata è la forza della comunità che ci può venire in aiuto; se ci può servire a non fare spegnere la fiammella è un buon punto di partenza. In questi giorni troppi giudizi forse sarebbe stato opportuno il silenzio perché tutti siamo di fronte al nostro limite e dobbiamo accettarci senza puntare il dito. Forse dovremmo ritornare a guardarci negli occhi come non abbiamo fatto finora».
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