Duro colpo al mandamento mafioso di Ciaculli-Brancaccio, a Palermo. Il giudice per l'udienza preliminare ha accolto le richieste della procura condannando dodici presunti affiliati e assolvendo solo uno degli imputati.
La pena più alta (20 anni) va a Maurizio Di Fede, boss della famiglia di Roccella, il cui nome è comparso più volte sui giornali per la frase detta alla mamma di una bimba che insieme ai compagni avrebbe dovuto partecipare alle manifestazioni in memoria dei giudici uccisi dalla mafia. In quella circostanza, il boss intercettato disse: «Noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino».
Condannato a 16 anni (ma la richiesta era di 20), invece, Giuseppe Greco, ritenuto al vertice del mandamento dopo l'arresto del cugino Leandro.
L'inchieste e tutte le condanne
L'inchiesta della procura ha svelato quali erano gli affari all'interno del mandamento: il traffico di droga era quello principale, che garantiva maggiori guadagni. Meno redditizio il pizzo che però veniva imposto a tappeto per controllare il territorio. Tra gli imputati, ma deceduto a giugno, c'era anche Ignazio Ingrassia, considerato uomo di fiducia di Greco.
Oltre a Di Fede e a Greco, sono stati condannati Girolamo Celesia a 16 anni (per lui erano stati chiesti 18 anni), Giuseppe Ciresi a 8 anni e 6 mesi (richiesti 12 anni), Giovanni Di Lisciandro a 14 anni (ne erano stati chiesti 20), Raffaele Favaloro a 5 anni e 4 mesi (contro gli 8 anni richiesti), Salvatore Gucciardi a 13 anni e 4 mesi (chiesti 18 anni), Rosario Montalbano a 11 anni e 8 mesi (la richiesta era di 20 anni), Stefano Nolano a 12 anni e 4 mesi (20 anni la richiesta), Onofrio Palma a 10 anni (la procura ne aveva chiesto 18), Gaspare Sanseverino a 9 anni (i pm avevano chiesto il doppio della pena inflitta), Angelo Vitrano a 14 anni (ne erano stati chiesti 18).
Assolto Giuseppe Giuliano, per il quale invece erano stati chiesti 12 anni e 6 mesi.
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