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Semenza, babbaluci e la Santuzza: il Festino è tornato e i palermitani ringraziano...

«Prego preeegoooo». «Misteeeer». Il festino di Santa Rosalia, dopo due anni di pandemia, è tornato. Lo si avverte già dalle sei del pomeriggio, quando camminando per le strade del centro storico di Palermo, con ancora poca gente in giro, dalle bancarelle piene di dolci, panini, zucchero filato, palloncini per i bambini, semenza e gli immancabili babbaluci, si sentono le urla, quasi di gioia, dei venditori ambulanti.

Con il passare delle ore le vie principali, dove passerà il carro della Santuzza, si riempiono sempre di più e il carro comincia a muoversi sulle note della fanfara dei bersaglieri e fra gli applausi, quasi liberatori dei palermitani.

In strada tantissime ragazze hanno una coroncina di fiori colorata, abbinata agli abiti che indossano, estivi e coloratissimi. E poi c’è chi chiede un miracolo per i suoi percorsi di vita, chi rimane un po’ deluso perché «prima era più tradizionale», chi da turista si ritrova in mezzo ad una festa, forse più pagana che religiosa, e rimane estasiato e anche chi passeggia in mezzo alla gente con una cassa e la musica araba a tutto volume, che viste le recenti novità societarie del Palermo rimane perfettamente in tema - a proposito, grazie ancora Santuzza.

L’aria che si respira è di festa, le facce e gli occhi della gente sono distese e felici, di poter rivedere il carro dal quale sono stati lontani per due anni - troppo tempo - e sfilano contente insieme alla banda, battendo le mani al ritmo dei tamburi che intonano la masculiata.

La grande folla si divide in due, chi segue la banda e chi, fedelmente, segue il carro, bellissimo, con alla sua punta un carillon, che intona una canzone, tra il mistico, il religioso e il sacro. Un sacro che, però, lascia una punta di inquietudine e riverenza, compensata dal folklore che solo una città come Palermo può regalare in queste occasioni.

E quindi via dei classici cori “Viva Santa Rosolia”, panini con panelle, birre, urla per semplici indicazioni ed amicizie improvvisate con chi, turista, chiede semplici indicazioni.

«Ci aspettiamo che la gente torni per strada», era l’augurio dei venditori ambulanti, tra il commerciale e il religioso. La gente in strada è tanta, e prima di entusiasmo, si vedono sorrisi ovunque e voglia di passare una bella serata in compagnia, in attesa dei sempre belli e coloratissimi giochi d’artificio. Pardon, fuochi.

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