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Cinghiali, a Cefalù arrivano le gabbie: già una decina di capi catturati

Torna il problema cinghiali a Cefalù, ma stavolta si fa sul serio per eradicare il fenomeno. Nelle ultime settimane, cosi come era accaduto la scorsa estate, le scorrerie dei suidi (un ibrido fra cinghiale e maiale domestico) si sono fatte sempre più frequenti, arrivando a lambire le prime propaggini del centro abitato, in particolare la zona dove sorge l’ospedale.

Il vicesindaco Rosario Lapunzina ha preso le redini della situazione, con la collaborazione dell’Ente Parco delle Madonie, che ha messo a disposizione cinque gabbie. Queste sono state piazzate nelle contrade dove si sono verificati i maggiori avvistamenti. Circa una decina quelli catturati fino ad ora in cinque giorni, ma Lapunzina, conta di intensificare le attività. In una gabbia, sono finiti una scrofa coi suoi cuccioli, è la riprova che questo ibrido ha preso dal maiale domestico la prolificità e l’assenza di paura dell’uomo.

Un enorme problema per le colture, per le proprietà e per la sicurezza stradale. Il fenomeno, esteso su tutte le Madonie, da anni è ormai causa di razzie fra le colture, dello sbancamento dei terreni in cui passano, e ai proprietari non resta che fare la conta dei danni: recinzioni divelte, alberi sradicati, muretti a secco di strutti, oltre al pericolo, soprattutto nelle ore notturne, rappresentato dalla loro presenza nelle strade secondarie e non. Lo scorso anno, il Parco delle Madonie ha risarcito i proprietari che avevano subito danni nei loro terreni nel triennio 2017-2019. L’ente da fondi propri ha dato in totale 110 mila euro a chi aveva presentato richiesta e i cui danni erano stati accertati e certificati dai tecnici del Parco.

Attualmente, nell’area del Parco e quelle ad esso contigue, vi sarebbero circa 10 mila ibridi di cinghiale e 7 mila daini. Troppo distanti le posizioni dei coltivatori e degli allevatori con quelle di ambientalisti e animalisti per potere arrivare a un compromesso. Tempo fa, fece molto discutere l’installazione di un recinto per il contenimento dei daini, a Piano Zucchi. A sollevare la questione fu Francesco Passafiume, presidente dell’associazione Piano Zucchi , poiché era proprio nella frazione montana di Isnello che si sarebbe «allestito un recinto ed eventualmente, se dovesse essere necessario, anche una seconda struttura, dove gli esemplari catturati saranno abbattuti», una soluzione che Passafiume defini come un «corridoio della morte, dove l’uomo si divertirà a fare tiro a segno». Per il funzionario del Comune di Palermo, che possiede una seconda casa proprio a Piano Zucchi, prima di arrivare a ciò «si potrebbero intraprendere iniziative meno cruente», magari «valutando il dislocamento degli esemplari presso altre aree boschive» ma soprattutto il «ripristino e la realizzazione di robuste recinzioni atte a contenere i cervidi nelle aree ad essi destinati così da evitare nuovi sconfinamenti».

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