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Nel "palazzo di ferro" la centrale dello spaccio di crack: 5 arresti a Palermo, coinvolti anche tre minorenni

Scoperta la centrale dello spaccio di droga nel cosiddetto "palazzo di ferro" in via Brigata Aosta 56 a Palermo, la più fiorente piazza di crack del capoluogo siciliano. I carabinieri della compagnia di San Lorenzo hanno eseguito otto misure cautelari, tre delle quali nei confronti di minorenni. Tra le accuse spaccio di sostanze stupefacenti, evasione e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale.

L’indagine ha avuto inizio nel 2018 nel palazzo di via Brigata Aosta al centro di diversi arresti, l'ultima delle quali la sparatoria del 2 gennaio 20018, quando furono fermate tre persone: Silvestro Sardina, il padre Francesco Paolo Sardina e il cugino Juzef Sardina, accusati del duplice tentato omicidio di Teresa Caviglia e Gaetano La Vecchia.

In cinque sono stati portati tutti in carcere. Si tratta dei gemelli Avvenimenti, Francesco Paolo e Giulio, di 22 anni, i cugini Salvatore ed Alessandro Tutone di 19 e 34 anni, e di Roberto Sammartino di 46 anni. Per i tre minori, è stata disposta la misura del collocamento in comunità.

Dalle indagini è emerso che Francesco Paolo Avvenimenti, Giulio Avvenimenti, Salvatore Tutone e Alessandro Tutone, insieme a un diciassettenne e a due quindicenni, si sarebbero suddivisi i compiti e i ruoli in modo ben preciso.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, prima della vendita, gli acquirenti normalmente transitavano in via Brigata Aosta, poi venivano invitati a stazionare nella zona in prossimità del "palazzo di ferro", al civico 56, per verificare l’assenza di controlli delle forze dell’ordine.

Successivamente venivano ceduti gli stupefacenti, anche cocaina ed hashish oltre al crack, venduti nell’androne dell'edificio o  in strada. In alcune occasioni il pusher, per eludere i controlli, avrebbe nascosto la droga in bocca per poi sputarla al momento della consegna.

LE INDAGINI. Nelle operazioni di spaccio i minorenni erano parte attiva: c'era chi sorvegliava la zona e la buona riuscita della cessione e chi si occupava della consegna della droga e dell’incasso della somma pattuita con l’acquirente. Per evitare controlli delle forze dell’ordine in alcune occasioni la consegna della droga sarebbe effettuata da una persona diversa da quella che aveva ricevuto il denaro e solo dopo aver ottenuto l’assenso di quest’ultimo, dopo aver ricevuto le banconote. Gli stupefacenti sarebbero stati nascosti nei contatori Enel all’interno dell’androne del palazzo di ferro oppure nelle tasche esterne della bicicletta utilizzata dai pusher, o negli indumenti indossati.

Ma non solo: per nascondere la droga sarebbero stati utilizzati anche un bicchiere di plastica, nel quale venivano inserite le palline, forma tipica del crack, oppure sacchetti plastica. In varie circostanze, è stato documentato il lancio dello stupefacente dal balcone di un’abitazione.

Gli inquirenti hanno documentato innumerevoli cessioni di droga anche in presenza di bambini: una dose di crack veniva venduta al prezzo di 10 euro. Dalle indagini è emerso che Alessandro Tutone, nonostante fosse agli arresti domiciliari, si sarebbe allontanato regolarmente dalla propria abitazione raggiungendo casa di Giulio Avvenimenti anche lui sottoposto alla stessa misura. Insieme avrebbero aiutato i pusher in strada, lanciando loro da un balcone del sesto piano involucri con la droga, già suddivisa in dosi. Da lì svolgevano anche l'attività di vedetta attraverso l’utilizzo di binocoli.

Anche Roberto Sammartino, sebbene sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, avrebbe violato in più occasioni le prescrizioni della misura cautelare, andando anche ad acquistare la droga. Sono 694 le cessioni di droga documentate durate l’attività d’indagine, 21 invece le persone segnalate alla prefettura quali assuntori di sostanze stupefacenti.

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