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Tratta di migranti e traffico di armi: i nomi e le foto dei coinvolti

Ecco chi sono gli indagati sottoposti a fermo, nell'ambito dell'operazione dei carabinieri su immigrazione clandestina, traffico di armi da guerra e riciclaggio di diamanti, oro e denaro contante.

Le indagini hanno consentito di far emergere l’esistenza e la piena operatività di due distinte strutture criminali, finalizzate al favoreggiamento dell’ingresso clandestino in territorio nazionale e in altri paesi dell’Unione Europea, di un numero indeterminato di persone, alcuni dei quali identificati, tutti provenienti dall’area balcanica, in cambio di denaro.

La prima, diretta da un gruppo di kosovari, alcuni dei quali stanziali in Italia (nelle province di Como e Sondrio) e altri in Svizzera, è risultata composta da Arben Rexhepi, Driton Rexhepi, Xhemshit Vershevci, Ibraim Latifi detto Brraka, e dagli italiani Jlenia Fele Arena, Franco Mapelli, e Tiziano Moreno Mapelli. La seconda, la cui nascita è stata documentata "in diretta" dalle indagini è risultata formata da Giuseppe Giangrosso, Dario Vitellaro Dario, e i macedoni Fatmir Ljatifi e Dzemilj Dzaferi.

Le indagini hanno anche dimostrato che Fatmir Ljatifi e Giuseppe Giangrosso sono stati gli ispiratori di una fitta rete di affari, finalizzati a riciclare ingenti capitali illeciti. Nello specifico, i due hanno costituito un’associazione per delinquere, convogliando attorno a sè varie persone che possedevano competenze e contatti variegati al fine di commettere una serie di delitti in materia di riciclaggio transnazionale di: danaro provento da furti e rapine a bancomat;danaro da movimentare attraverso canali bancari; oro provento di delitti contro il patrimonio; diamanti di provenienza illecita.

Nel corso delle indagini è emersa anche circostanza che Fatmir Ljatifi si è occupato di commerciare armi da guerra. Infatti, è stato documentato che l’indagato è in possesso di armi corte e lunghe da guerra (kalashnikov) nonchè alcune bombe, parte delle quali ha recentemente venduto a dei soggetti in area balcanica. Uno è ricercato dalle autorità macedoni, in quanto combattente del gruppo paramilitare "Nuovo UCK", protagonista di un sanguinoso attacco armato, avvenuto nel 2015 nella cittadina macedone di Kumanovo.

Il 16 novembre 2016, il 27 settembre e il 20 ottobre 2017, sono stati documentati tre distinti incontri riservati (due dei quali avvenuti presso l’Outlet Village di Dittaino e uno a Palermo) fra Giuseppe Giangrosso, Fatmir Ljatifi e un personaggio inserito nel contesto mafioso di Adrano (CT), in quanto coinvolto in varie vicende giudiziarie per associazione mafiosa, rapina, traffico di stupefacenti e di armi. Nel corso dell’incontro del 16 novembre 2016, avvenuto a Dittaino, è stato anche identificato un nipote del noto capomafia di Belpasso, Giuseppe Pulvirenti detto "u malpassotu".

In relazione al gruppo kosovaro è emerso che Arben Rexhepi, in qualità di capo del sodalizio e operando dal Kosovo, aveva il compito di reclutare clandestini per avviarli, sulla rotta balcanica, verso l’Italia;i clandestini, accolti in Italia da Driton Rexhepi, che opera attraverso la complicità dei sodali Xhemshit Vershevci, Franco Mapelli e Tiziano Moreno Mapelli, venivano successivamente condotti in auto verso il confine con la Svizzera; Ibraim Latifi detto Brraka e Jlenia Fele Arena, in contatto con Driton Rexhepi, si occupavano di far transitare clandestinamente i migranti in territorio elvetico.

Grazie ai protocolli di cooperazione internazionale con la Polizia Cantonale Svizzera e grazie alla collaborazione con personale del Nucleo Informativo di Venezia, si sono documentati due distinti episodi di ingresso illegale nello Stato, seguiti da altrettanti spostamenti verso la Svizzera, di alcuni clandestini provenienti dall’area balcanica. E' anche emerso che Arben Rexhepi è stato membro, durante la guerra nei Balcani, del famigerato "Gruppo del Comandante Teli", un gruppo paramilitare dell’UCK attivo in area nel corso delle operazioni belliche dello scorso decennio.

 

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