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Clan di Porta Nuova e Bagheria, condanne dimezzate per boss e gregari - Nomi e foto

PALERMO. Quasi dimezzate le condanne a presunti boss e gregari del clan mafioso di Porta Nuova e Bagheria. Nel secondo processo d'appello, dopo il rinvio della Cassazione, la corte ha ridimensionato le condanne inflitte in primo grado e lievemente ridotte nel primo processo di secondo grado.

Calogero Lo Presti ha avuto 9 anni e 4 mesi (contro i 14 del primo grado, era difeso dall'avvocato Riccardo Russo), nove anni a Gaspare Parisi (14 anni in primo grado, era assistito da Raffaele Bonsignore), otto anni e cinque mesi a Tommaso Di Giovanni (16 anni in primo grado, era difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Giuseppina Candiotta), dieci anni e due mesi a Francesco Paolo Putano, cinque anni e mezzo a Giovanni Mannino, quattro anni e otto mesi ciascuno a Nicola Milano (otto anni in primo grado, avvocati Michele Giovinco e Deborah Speciale) e Gabriele Buccheri (aveva avuto 10 anni, avvocati Antonio Turrisi e Raffaele Bonsignore).

Dall'inchiesta, chiamata Pedro, che a dicembre 2011 portò a 28 arresti, emerse il ritorno delle cosche a investire nel traffico di cocaina, il monitoraggio preventivo delle ditte di costruzione individuate in Comune dalle licenze edilizie per esser pronti a chiedere il pizzo prima dell'apertura dei cantieri.

E ancora il nuovo sistema di mantenimento delle famiglie dei detenuti: lo stipendio mensile, troppo oneroso per le casse del clan viene sostituito dall'assegnazione di attività commerciali agli assistiti, un'una tantum che è una sorta di investimento sul futuro.

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