È la Pink Butterfly di Roma ad aggiudicarsi il primo posto, sia nella classifica delle gare del Breast Cancer Paddlers (Bcp) che in quella di equipaggi misti, al Trofeo Nazionale Lilt Dragon Boat edizione 2024. Si è conclusa così la sesta edizione della regata rosa, per la prima volta in Sicilia, che sabato 22 e domenica 23 giugno ha colorato e animato il mare davanti al Nautoscopio e al Parco della Salute, al Foro Italico di Palermo. Una manifestazione sportiva che ha avuto le sue vincitrici anche se «lo siamo tutte», come hanno più volte sottolineato le oltre 400 atlete partecipanti provenienti da tutta Italia, che hanno già vinto una sfida molto più importante, quella con il cancro.
L’atmosfera che si è respirata, durante questi due giorni intensi vissuti tra gare e momenti di divertimento, è stata la gioia di vivere e vivere insieme. «Esperienza bellissima che ci ha ripagato di tutta la fatica organizzativa - commenta la presidente della Lilt Palermo, Francesca Glorioso -. Abbiamo avuto subito un boom di adesioni, vedere tutte queste donne riempire la nostra città di rosa per un messaggio di vita è stato molto emozionante. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno sostenuto. Il nostro messaggio voleva “fare scruscio”, attingendo al nostro dialetto, e ci siamo pienamente riuscite. Abbiamo dimostrato che queste donne sono pienamente felici e sono tornate alla vita».
Due giorni in rosa per promuovere la salute e il valore della prevenzione, per celebrare la vita. Un evento, patrocinato dal Comune e dalla Regione Siciliana e sostenuto da 35 partner. «Non si tratta semplicemente di una manifestazione sportiva - ha detto l’assessore comunale allo Sport Alessandro Anello, intervenendo durante la conferenza stampa - ma di un evento che dà lustro a tutte queste atlete che hanno affrontato ben altre battaglie nella vita e che le hanno vinte, perciò siamo qui a sostenerle».
Il Trofeo nasce con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il messaggio di speranza e gioia di vivere per tutte quelle donne che hanno superato un tumore al seno. Nello stesso tempo, la pratica sportiva del Dragon Boat racchiude in sé una reale esigenza terapeutica: la donna con esiti post-chirurgici per tumore al seno necessita di adeguata fisioterapia per evitare l’insorgenza del linfedema e di eventuali recidive. Accanto a questa, la pratica della disciplina del Dragon Boat ha dimostrato la sua efficacia nella riabilitazione bio-psico-sociale nella donna operata di tumore al seno. «La riabilitazione - sottolinea la fisioterapista della Lilt Palermo, Rosanna Grotta - è lo step successivo all’intervento ed è fondamentale per aiutare la donna a riprendere padronanza del proprio corpo, alleviare i dolori postumi e le tensioni generate dalle cicatrici. Ma la cosa più bella è accompagnarle a riprendere in mano la propria vita. Sono orgogliosa di essere la loro fisioterapista, perché mi ha dato la possibilità di gioire alla vita insieme a loro. Il nostro ruolo non è soltanto quello di riabilitare ma di migliorare la loro qualità di vita».
Il Trofeo nazionale Lilt Dragon Boat è aperto a tutte le associazioni che si occupano della prevenzione e della riabilitazione per le donne operate di tumore al seno. Così per la Sicilia oltre alla squadra Lilt Palermo, le Aquile Rosa, hanno gareggiato la squadra di Siracusa Dragon Boat Aretusa e la squadra di Catania Il Filo della Vita. La squadra palermitana nasce solo qualche anno fa, ma già oggi l’equipaggio conta 52 donne capitanate da Marialetizia Scianna: «Per noi il Trofeo nazionale Lilt è un momento importante perché dedichiamo a noi stesse giornate di gioia e condivisione. Ma è anche un momento per dimostrare che dalla malattia si può uscire fuori e si può rinascere».
Tra le atlete palermitane, Ileana Arceri racconta la sua esperienza: «Lo sport di per sé ti rilancia, ti mette adrenalina, ti rinvigorisce. Ma in questo caso non c’è solo un rinvigorimento del corpo ma anche dello spirito: sia per il mare che aiuta tantissimo sia per il senso del gruppo. Ci accomuna un’esperienza fisica ed emotiva molto forte che insieme ci ha reso più forti e solidali, anche tacitamente. Spesso tra di noi non si parla nemmeno della malattia, del percorso che abbiamo avuto, delle cadute, però in qualunque momento siamo supporto, sappiamo che l’altra c’è di sicuro per noi. Io non ne posso fare più a meno di allenarmi e di stare con loro».
Nella foto da sinistra Galantino, Glorioso, Anello, Cellini, Grotta, Pozzoli, Scelfo
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