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L'ultimo saluto a don Maurizio, la bara circondata da tanti giovani: «Era per tutti un padre accogliente» IL VIDEO

Un padre accogliente che guidava e amava profondamente i suoi figli. Così don Maurizio Francoforte, il parroco di Brancaccio, scomparso prematuramente all'età di 62 anni, viene descritto da chi lo ha conosciuto. La chiesa della Missione Speranza e Carità, dove è seppellito il missionario Biagio Conte, ieri mattina, durante i funerali del parroco, era gremita di gente.

In tantissimi sono venuti a portare l'ultimo saluto a padre Maurizio. C'erano molti parroci e diaconi della diocesi, ma c'erano anche tante famiglie della Kalsa, perché padre Francoforte è nato e cresciuto nel cortile del Pallone, famiglie di Brancaccio perché ha guidato la parrocchia San Gaetano -Maria Santissima del Divino Amore dal 2008. Presenti anche tanti ospiti della missione in ricordo dell'amicizia tra il parroco e fratel Biagio. E giovani, tanti giovani, quelli che padre Maurizio seguiva, guidava, amava, spronandoli a fare sempre del loro meglio per realizzare i loro sogni.

«Don Maurizio è il padre che mi ha cresciuta e accompagnata non solo nel mio percorso spirituale e nel mio cammino di fede - dice Ida Gagliano, che fa parte del gruppo giovani I Care che il parroco ha fondato - ma in tutta la mia vita. Era amico e compagno di tutti, per noi c’era sempre». In prima fila ci sono i fratelli e le sorelle di don Maurizio. «Era il più piccolo di noi sei fratelli - dice Salvatore Francoforte - è stato sempre diverso da tutti, il migliore».

La messa è stata celebrata dall'arcivescovo Corrado Lorefice che si è commosso fino alle lacrime, ricordando, nella sua omelia, l'amico che una settimana prima di morire gli aveva lasciato un testamento spirituale. Don Maurizio ha disposto le modalità di come doveva essere celebrato il suo passaggio: voleva essere vestito con la casula dell’ordinazione, il bastone di Biagio doveva accompagnarlo nella bara. Ha deciso persino le letture e i canti durante la liturgia eucaristica.

«I suoi occhi si sono chiusi troppo presto a questa vita terrena - ha detto monsignore Lorefice durante la sua omelia - la lasciato la sua bella famiglia, i suoi fratelli, le sue sorelle e tutti i suoi parenti, i suoi affetti più belli e più cari nello Spirito, la sua comunità cittadina che ne ha apprezzato la dedizione e lo stile di fattivo servizio, proprio perché sognava il bene di Brancaccio. Voleva il riscatto. Lo cercava con le opere, col sudore, con la speranza. Il bastone che gli ha donato Fratel Biagio Conte e che don Maurizio ha voluto portare con sé nel sepolcro che lo accoglierà - conclude l’arcivescovo - è un segno tangibile di come egli ha vissuto la sua vita cristiana, la sua appartenenza alla Chiesa e il Ministero presbiterale».

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