Lo stupro di gruppo al Foro Italico di Palermo, oltre a suscitare una vasta eco mediatica e ad alimentare il dibattito politico, tiene banco soprattutto sui social. Le foto dei profili facebook dei giovani finiti nell’inchiesta sono state postate e condivise con migliaia di visualizzazioni. Commenti pieni d’odio in ogni piattaforma da Facebook, a Twitter, a Instagram e Tik Tok ma anche curiosità morbosa. Su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, che inizialmente contavano tra 12mila e 14mila iscritti, ma che adesso si sono dimezzati, con l’unico obiettivo di trovare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima la ragazza di 19 anni. Per non parlare di notizie e profili fake. Su Tik Tok e Instagram sono spuntati falsi profili dei ragazzi arrestati, come quello del minorenne scarcerato ieri e affidato a una comunità, che inneggia alla libertà ritrovata: «il carcere è di passaggio si ritorna più forti di prima», o ancora «c’è qualche ragazza che vuole uscire con me», «ricevo tanti messaggi privati di ragazze».
Un impazzimento generale che sta travolgendo qualunque regola, soprattutto in un caso delicato come questo che meriterebbe maggiore cautela. Tanti, ad esempio, hanno iniziato a mandare messaggi di solidarietà alla vittima con l’unico effetto di renderla identificabile.
Sulla vicenda sono intervenuti via social numerosi artisti, da Ermal Meta a Frankie Hi Ntg, da Nina Zilli a Fiorella Mannoia, che hanno espresso sdegno per la vicenda invitando i loro colleghi a prendere pubblicamente posizione. E anche gli studiosi si interrogano su quanto è accaduto. La criminologa Roberta Bruzzone ha letto ampi stralci dell’ordinanza di custodia cautelare definendola «un film dell’orrore».
Il sociologo Francesco Pira, che insegna all’università di Messina e ha scritto diversi saggi su questo tema, osserva: «I social sono diventati il non luogo dove si democratizza il privato e anche l’intimità diventa vetrinizzata ed esportabile. Forse non c’è più il buonsenso necessario perché tutti vogliamo andare oltre e la verità è sempre più relativa».
E la professoressa Giovanna Corrao, che insegna letteratura italiana e Filosofia a Palermo, bacchetta senza tanti giri di parole le famiglie. “Siamo un branco di falliti. I nostri figli stuprano le ragazzine! Quindi qualcosa è andato male nel nostro progetto genitoriale. Vi fate i fatti vostri e lasciati i figli davanti ai cellulari. Dovete controllare i vostri figli». Il video ha già avuto oltre un milione di visualizzazione e decine di migliaia di like e di commenti.
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