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A Palermo l’arte del graffito protagonista in carcere

L’iniziativa coinvolge detenuti, artisti e dottorandi, tutti insieme nella riqualifica degli spazi carcerari

Dalle sbarre alla libertà attraverso la musica. È la storia di Naomi Blount Wilson e Monique Mull, in arte Bl Shirelle. Stasera in concerto allo Steri di Palermo per il progetto “Gap - Graffiti Art in Prison”.

Partita 3 anni fa come progetto del Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Palermo, e finanziato dal programma Erasmus+, l’iniziativa coinvolge detenuti, artisti e dottorandi insieme attraverso laboratori e incontri con focus sull'arte del graffito.

L'obiettivo? Migliorare la vita delle persone in condizione di detenzione o in fase si reinserimento in società.

Il punto di partenza è stato proprio lo Steri. “Qui c'è un patrimonio straordinario di graffiti - spiega Gabriella Cianciolo, direttrice e coordinatrice scientifica di Gap - siamo partiti proprio analizzando i segni lasciati dai detenuti della Santa Inquisizione”.

Nel triennio di attività Gap ha prodotto 6 settimane di studio con 20 dottorandi provenienti da Stati Uniti, Spagna, Germania, Cipro, Turchia, Canada, Israele e Italia, su tematiche storiche, artistiche, scientifiche, sociali e laboratori di riqualifica degli spazi. Coinvolte nel progetto: l’università di Palermo, Zaragoza, l'istituto di storia dell'arte di Firenze e l'accademia di arte e design di Catania e le carceri Pagliarelli, Ucciardone, Malaspina a Palermo e Sollicciano a Firenze

"Abbiamo portato l'arte in carcere per due motivi - spiega Cianciolo - per allontanare dagli spazi il senso di oppressione attraverso questa forma di espressione contemporanea, ma anche per dare visibilità a queste carceri, luoghi generalmente trascurati".

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