Persone sole, malate, anziani abbandonati dai figli, ragazzi con difficoltà a scuola, uomini e donne con deficit mentali. Sono tantissime le chiamate che arrivano ogni giorno al Telefono Amico, un servizio attivo in tutta Italia 365 giorni all’anno, con circa 400 volontari pronti all’ascolto, alla consolazione, a dare compagnia, sostegno vocale. Chiunque viva un disagio emozionale, esistenziale, trova un vero e proprio amico dall’altra parte del telefono. Basta comporre lo 02.23272327, dalle 10 del mattino alle 24 per trovare soccorso telefonico. Un servizio che va al passo con la tecnologia e che adesso fornisce sostegno anche via whatsapp (324.0117252) e via mail (mail@mica da cui si accede compilando il format dall’apposito banner sul sito dell’associazione).
A Palermo, proprio in questi giorni, sono stati festeggiati i 50 anni di attività del servizio nel capoluogo siciliano. In tutta Italia sono una ventina i centri che coprono tutto il territorio nazionale. Le telefonate vengono smistate da un centralino e il sostegno viene svolto dai volontari a prescindere dalla città da cui parte la chiamata di “soccorso”.
“Il servizio è assolutamente anonimo e gratuito – spiega Giancarlo Cappanera, uno dei volontari palermitani che da 18 anni presta il suo tempo con amore, passione e pacatezza, con quel tono di voce rassicurante, consolatorio, pronto all’ascolto e al servizio del prossimo –. Il nostro ruolo è quello di ascoltare chi chiama, di sostenerli, di farli parlare, di regalare loro una voce amica”.
E così c’è chi si affida ai volontari per raccontare le proprie vicissitudini, dalla donna lasciata dal marito che non provvede al mantenimento dei figli, agli anziani che si sentono traditi e abbandonati dai figli che hanno prima messo in atto qualche astuzia per avere intestato conti correnti o proprietà.
“C’è gente che chiama perché si sente sola – continua Cappanera, che già all’età di 18 anni svolgeva servizio di volontariato per bambini focomelici in un ospedale di Palermo –. La validità del nostro sostegno telefonico, è verbale. Ci sono persone che non parlano con nessuno e noi siamo la loro ancora di salvezza. Molti psicologi o psichiatri consigliano di contattare il Telefono Amico, c’è chi si rivolge a noi anche in preda a crisi suicidarie”.
Per salvare uomini e donni dal dramma della solitudine, della disperazione, della malattia, non basta solo essere pronti all’ascolto o voler dare una mano. Questa è una condizione di partenza, ma chi entra a far parte dei volontari deve prima cimentarsi in un percorso di formazione intenso e irrinunciabile.
“La nostra formazione – spiega Giuseppe Pirrone, il presidente del Telefono Amico di Palermo – è impegnativa. Ci vogliono circa sei mesi per entrare a far parte della nostra rosa di volontari, che oggi a Palermo conta 31 uomini tra i 30 e gli 85 anni. Si inizia con un colloquio selettivo e auto selettivo, perché ci si potrebbe anche rendere conto di non essere pronti a sostenere un servizio così emotivamente impegnativo”. C’è una parte teorica ma anche un’altra pratica sulla comunicazione e sull’ascolto. “Gran parte del corso consiste in simulazioni di telefonate – aggiunge Pirrone – e si partecipa a 16 incontri. Un’altra decina di incontri, invece, vengono effettuati in affiancamento a volontari esperti. L’aspirante volontario ascolta le telefonate in viva voce e poi si cimenta, sempre al fianco di un collega più anziano, provando a condurre una chiacchierata. Un percorso lungo ma necessario per essere certi che fare il volontario del Telefono Amico sia la scelta giusta”.
Insomma, entrare a far parte della squadra è sicuramente motivo di orgoglio. Un passo importante, impegnativo ma con una pienezza d’animo difficile da descrivere, un servizio per il prossimo che si basa sulla capacità di sapere ascoltare, con tanta umiltà e forza interiore. Chi volesse provare a diventare uno dei volontari, può inviare una richiesta a [email protected]. Non è un percorso facile, ma è una di quelle strade che conduce alla felicità. Alla felicità d’animo, alla felicità di chi possiamo far stare bene regalando loro appena la nostra voce.
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