
I docenti delle università siciliane esperti in materia di sociolinguistica e di didattica delle lingue, in una nota, «chiedono di fermare la corsa verso il baratro formativo nel quale si ritroverebbero i bambini siciliani costretti a studiare non solo la «lingua siciliana», ma anche in «lingua siciliana».
Un disegno di legge, firmato da alcuni deputati autonomisti, prevede infatti di istituire come lingua co-ufficiale della Sicilia la «lingua siciliana», «la quale di conseguenza - prosegue la nota -, andrebbe studiata a scuola e in maniera tale (grammatica e vocabolario nello zaino) da potere diventare lingua con la quale imparare anche le altre materie scolastiche».
Nel Consiglio dell’Unione dei Comuni delle Madonie di domani è prevista inoltre la discussione relativa all’approvazione di una mozione che, in linea con questo disegno di Legge, chiede alla Regione Siciliana il riconoscimento del siciliano come lingua ufficiale della Regione e lingua primaria d’istruzione. A questo proposito i linguisti, i dialettologi, i sociolinguisti delle Università di Palermo, Messina e Catania e il Centro di Studi filologici e linguistici siciliani, istituzione apprezzata da studiosi di tutto il mondo, «chiedono al Consiglio dell’Unione dei Comuni di non votare la mozione e di essere auditi per potere illustrare le proprie posizioni e proposte, frutto di decenni di studio sul contesto linguistico e sociolinguistico della Sicilia».
Gli studiosi ritengono «una tale «lingua siciliana», messa a punto a tavolino e non parlato spontaneamente da alcun dialettofono di nessun posto della Sicilia, una mortificazione della varietà dialettale siciliana, che costituisce il vero patrimonio linguistico da salvaguardare e valorizzare anche nelle scuole grazie alla legge n. 9 del 2011».
«Ma il timore maggiore, certamente non infondato, è che sulla pelle dei bambini siciliani - concludono i docenti - si stia tentando di giocare partite non soltanto ideologiche - fondate su approcci discutibili al concetto di «identità» e di «autonomia» - ma anche strategie di accaparramento elettorale».
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