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Palermo, i contatti tra il boss e l’impiegato: si accendono i riflettori al Comune

Il capogruppo del M5S Randazzo chiede l’accesso agli atti sull’autorizzazione rilasciata alla gelateria Sharbat di Mancuso a Mondello

Dopo l’articolo del Giornale di Sicilia, che sta svelando le carte dell’inchiesta che lega il boss di Partanna Mondello, Michele Micalizzi, per i marchi Brioscià-Sharbat, all’imprenditore Mario Mancuso, il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune, Antonino Randazzo, ha presentato formale richiesta di accesso agli atti. Nel mirino la copia «dell’autorizzazione rilasciata per l’apertura della gelateria Sharbat nella zona delle giostre all’ingresso della borgata di Mondello».

Il riferimento è all’articolo pubblicato lunedì 19 agosto sull'edizione cartacea del Giornale di Sicilia, nel quale si raccontava di una intercettazione ambientale che aveva pizzicato Michele Micalizzi e Mario Mancuso mentre parlavano con un dipendente comunale, Domenico Spina, che per gli inquirenti aveva già aiutato il genero di Saro Riccobono in alcune variazioni catastali: il dipendente avrebbe dovuto agevolare la concessione delle autorizzazioni necessarie per aprire «un chiosco gelateria su ruote».

Infatti, i due soci avevano già sondato il terreno presso la Sovrintendenza ma erano stati destinatari di un secco no. I fatti risalgono al 2019, quando stava prendendo corpo una nuova giunta a guida Leoluca Orlando a seguito di un rimpasto: «La prossima settimana si assegnano i dirigenti - spiegava Spina al boss e all’imprenditore - probabilmente al Suap ci va una mia amica, Maria Mandalà».

Il passaggio ha allarmato il consigliere comunale pentastellato, che vuole vederci chiaro. «Alla luce delle notizie emerse - ha commentato - ritengo che sia necessario e doveroso avviare degli approfondimenti nel mio ruolo».

Il boss, intanto aveva mostrato di non avere più ben chiaro il risiko di attività imprenditoriali nel suo territorio: oltre trent’anni di lontananza si sono fatti sentire e prima ancora di dover superare l’ostacolo delle autorizzazioni, la sua preoccupazione si concentrava sui tanti bar e gelaterie che avevano alzato le saracinesche senza il consenso mafioso. O perlomeno il suo, di consenso. «Non si possono fare due pesi e due misure», sbottava con suo figlio Giuseppe e con Mancuso - se si vuole fare un ragionamento lineare, loro (altre articolazioni mafiose della zona, ndr) mi spiegano perché ci sono quattro bar, voglio sapere da loro qual è stato il primo che ha aperto? Il secondo perché ha aperto, il terzo perché ha aperto?».

 

 

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