Prima del razionamento, a Palermo, si proverà a ridurre ulteriormente la pressione dell'acqua, oltre i 400 litri al secondo già tagliati. La cabina di regia sulla crisi idrica in Sicilia, ieri (25 luglio) ha puntato i riflettori su Palermo. La situazione del capoluogo è fra le più difficili da gestire, soprattutto per la presenza sul territorio di numerose strutture pubbliche ad alta ricettività che bisogna garantire. La riunione è la prima che si fa dopo la polemica fra Amap, l'azienda del servizio idrico, e i vertici dell'amministrazione regionale. Lo scontro era esploso perché la società, guidata dall’ingegnere Alessandro Di Martino, aveva annunciato l'avvio di un piano di razionamento nel capoluogo facendo infuriare il presidente, Renato Schifani, che non ne sapeva nulla. Anzi, lo aveva ritenuto un provvedimento eccessivo, chiedendo prima approfondimenti. Sul piatto c'è ancora ovviamente le ipotesi del razionamento una volta a settimana a giro nei quartieri del capoluogo. Qualcuno la preferirebbe perché, paradossalmente, avrebbe un impatto limitato. Mentre mettere in rete ancora meno dei 2100 litri al secondo rischia di creare contraccolpi ai piani alti che rischiano di prendere acqua col contagocce.
Un servizio completo di Giancarlo Macaluso sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
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