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I rifiuti in arrivo da Palermo erano indifferenziati: ecco su cosa si basa l'inchiesta della procura di Catania che coinvolge Orlando

Tra gli indagati anche gli imprenditori della Oikos Orazio e Domenico Proto, il capo dipartimento della Protezione civile regionale Salvatore Cocina, gli ex assessori comunali del capoluogo Sergio Marino e Giusto Catania

Leoluca Orlando e Sergio Marino in una foto di una decina d'anni fa

Approda alla fase finale l’inchiesta della Procura di Catania sulla gestione di rifiuti legata alle società Rap di Palermo e sui siti delle discariche Valanghe d’inverno e Tiritì dell’Oikos. I magistrati hanno fatto notificare dai carabinieri del Noe e da militari dell’Arma della sezione di polizia giudiziaria un avviso di conclusione indagine a 32 persone ipotizzando, a vario titolo, i reati di abuso nella gestione, il trattamento e lo smaltimento di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti.

Tra gli indagati, gli imprenditori della Oikos spa, Orazio e Domenico Proto, il capo dipartimento della Protezione civile regionale Salvatore Cocina, in qualità di dirigente generale del servizio Autorizzazioni impianti gestione rifiuti, alcuni allora dirigenti e tecnici della Rap, l’allora sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e due suoi assessori che si sono succeduti all’Ambiente, Sergio Marino (nella foto assieme all'ex sindaco, lo scatto è di una decina d'anni fa) e Giusto Catania. Indagati anche il dirigente del servizio Ambiente del Comune di Palermo, Francesco Fiorino, e anche i tre commissari nominati dal prefetto di Catania per la gestione delle discariche dell’Oikos, in carica dal 19 dicembre 2014 al 3 febbraio 2017: Maurizio Cassarino, Riccardo Tenti e Stefano Scammacca.

Secondo un capo d’imputazione, dalla Rap di Palermo sarebbero stati conferiti nelle discariche gestite dall’Oikos rifiuti urbani indifferenziati e non come frazione secca, come previsto, per l’inadeguatezza e l’inefficienza degli impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) fisso e mobile in uso nella discarica di Bellolampo. Il trasferimento sarebbe avvenuto per fronteggiare l’emergenza rifiuti a Palermo e nei Comuni del comprensorio e questo, secondo l’accusa, avrebbe permesso alle due società di «conseguire ingenti guadagni».

«Sarà mio dovere chiarire - ha commentato Leoluca Orlando - avendo piena fiducia nella magistratura, la legittimità della attività da me svolta come sindaco che ha dovuto fronteggiare una emergenza determinata da assenza di piano regionale dei rifiuti e di impiantistica pubblica e nello specifico dai ritardi da parte della regione di realizzazione di vasca di sua competenza a Bellolampo nonostante diffide e sollecitazioni da parte dell’amministrazione comunale». Secondo l’ex sindaco l’inchiesta «è una occasione per ribadire e fare emergere la insostenibile situazione di assenza di impiantistica pubblica e la presenza di oligopoli privati scelti dalla Regione che ho formalmente e più volte denunciato».

Un faro è stato acceso dalla Procura anche sul progetto esecutivo di ampliamento delle discariche dell’Oikos in cui di un dirigente e di un funzionario della Regione, Natale Zuccarello e Gianfranco Cannova, secondo l’accusa, avrebbero «omesso di procedere ai controlli sull’impianto di percolato», autorizzando «la gestione abusiva in presenza di carenze progettuali».

L’avviso di conclusione indagini è stato firmato dai sostituti procuratori Raffaella Agata Vinciguerra e Angelo Brugaletta, e vistato dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo. Gli stessi magistrati che avevano chiesto misure personali nei confronti di alcuni indagati e il sequestro dei beni delle due società indagate, che però il gip ha rigettato. Contro questa decisione la Procura ha parzialmente presentato appello chiedendo al Tribunale di riformare la decisione del gip, disponendo il sequestro dei beni della Rap di Palermo e dell’Oikos e la conseguente nomina di amministratori.

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