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Dopo Orlando, anche Fabio Giambrone lascia il Pd: al Consiglio comunale di Palermo passa al gruppo misto

La candidatura con i Verdi cambia gli scenari: «Con Avs condivido un progetto basato su diritti e pace mentre il Partito democratico è ormai un circolo di capicorrente», dice l'ex sindaco. «A Bruxelles per i rapporti che ho a livello internazionale»

Fabio Giambrone lascia il gruppo del Partito democratico al Consiglio comunale di Palermo. In una nota al presidente Giulio Tantillo, scrive di avere «aderito all’Alleanza Verdi e Sinistra (Avs)» e di entrare a Palazzo Comitini, sede provvisoria per i lavori a Palazzo delle Aquile, nel gruppo misto, dove finora c’era un altro consigliere uscito dal Pd, Carmelo Miceli. La comunicazione è avvenuta a poche ore dall’annunzio della candidatura di Leoluca Orlando alle elezioni europee nella lista di Avs. Nel gruppo del Pd restano, a Sala Martorana, quattro consiglieri.

Orlando parla da candidato alle Europee e dice di non pensare per ora alle prossime Regionali in Sicilia. Non risponde al segretario regionale dei dem, Anthony Barbagallo ma attacca frontalmente il correntismo del Partito democratico, «ridotto ad un circolo di capicorrente per posizioni di potere, secondo logiche di soffocante appartenenza». Con la sua inconfondibile dialettica, torna sulla scena politica l’ex sindaco di Palermo che, dopo appena tre anni, divorzia dai dem e si candida alle Europee con Alleanza Verdi e Sinistra, presentando a Palazzo Grazioli a Roma la sua scelta.

«Il mio obiettivo è quello di non far morire quei valori che mi hanno portato a rompere con la Dc di Andreotti, a creare la Rete, a combattere per l’affermazione della legalità. Tutti quei valori che hanno trasformato Palermo da capitale della mafia a capitale dei diritti», dice. Pensa a Bruxelles ma ha lo sguardo rivolto alla sua isola. «Il governo Schifani sta assoggettando la Sicilia a logiche che mortificano i diritti dei lavoratori e degli agricoltori. Un governo che non pensa alla siccità o al dissesto idrogeologico. Quanti laghetti si potrebbero svasare, quante strade e ferrovie si potrebbero realizzare con i 14 miliardi previsti per il Ponte sullo Stretto?». E ancora: «È un governo che vive con le mance del governo nazionale amico. Ma la Sicilia così non va da nessuna parte. In un periodo in cui si parla tanto di autonomia differenziata, dateci quella ordinaria, se quella speciale deve servire alla mortificazione dei siciliani diventati di Serie B».

Ma che contributo può dare l’ex sindaco di Palermo all’Europa? «Quello che ho già dato in passato – prosegue, ricordando la sua prima esperienza da europarlamentare proprio con i Verdi dal 1994 al 1999, quando il Parlamento europeo approvò l’Action plan, che estendeva a tutta Europa l’esperienza italiana di contrasto alla mafia. Un provvedimento votato da tutti i gruppi politici, senza voti contrari e con la sola astensione dei parlamentari italiani del partito popolare».

Quella di Verdi e Sinistra, dice Orlando, «è una scelta di coerenza con la mia vita. Con loro ho trovato la possibilità di fare un’alleanza non di scopo ma di un progetto basato su diritti, pace, accoglienza, giustizia ambientale e giustizia sociale. Valori che nel Pd sono soffocati da logiche di appartenenza. Ma alle Europee, i capicorrente, così come i cognati e le sorelle con le loro logiche possono essere sconfitti». Leoluca Orlando parla della necessità di avviare un processo di pace che veda l’Europa in prima linea non solo come fornitore di armi (il 2 per cento del Pil) ma per gestire iniziative in grado di risolvere le crisi Russo-Ucraina e Israelo-palestinese. E poi i migranti, il suo cavallo di battaglia: «Il futuro dell’Europa dipende da loro, che mi ricordano gli italiani del dopoguerra. Vengono dal tunnel delle violenze, delle carestie, dalle siccità e hanno tanta voglia di competere». E poi: «Se Palermo è cambiata, lo deve ai turisti e ai migranti, che ai palermitani hanno fatto capire l’importanza della zona pedonale, il recupero del centro storico, anziché puntare sulla cementificazione del verde».

L’ex sindaco sottolinea poi «i rapporti a livello internazionale. In questi anni - spiega - ho intessuto rapporti a livello locale e globale e con le realtà culturali del nostro continente». E non a caso ricorda il premio che gli ha consegnato il re di Olanda o i vari riconoscimenti ricevuti in Germania per i suoi libri. E poi in un crescendo di aspirazioni. «Voglio essere un punto di riferimento - afferma - per un Mediterraneo libero dalla paura dei migranti, degli omosessuali, dei morti sul lavoro, della violenza sulle donne e della paura dei giovani senza lavoro. In Europa dobbiamo portare la libertà dalla paura. E c’è un solo modo per vincere, non avere paura di perdere. Ho sempre vinto così e anche stavolta ce la farò».

 

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