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Crisi idrica in Sicilia, Schifani: «Useremo pozzi e dissalatori», ma sul dossier a Roma frizioni alla Regione

Diventa un caso la richiesta di oltre 700 milioni al governo nazionale: il presidente della Regione boccia i suoi burocrati e ora vuole una task force con esperti esterni

Rischiano di saltare alcune teste alla Regione dopo la diffusione delle notizie sulle risorse necessarie alla Sicilia per affrontare la crisi idrica. Chi lo conosce racconta di un presidente della Regione furioso, perché è stata da lui considerata sproporzionata e per nulla adatta a contrastare gli effetti della siccità, la relazione allegata alla richiesta di stato di emergenza nazionale, inviata da Palazzo d’Orleans al governo Meloni. Sotto accusa il dossier, elaborato dai «papaveri» della Regione che, prima della giunta di mercoledì scorso, non avrebbero informato il capo dell’esecutivo. Per gli interventi definiti prioritari, l’Autorità di bacino del distretto idrografico dell’Isola, guidata da Leonardo Santoro, e la Protezione civile siciliana, con a capo Salvo Cocina, hanno stimato la necessità di investimenti per 720 milioni di euro, 130 per le misure a breve termine e 590 per quelle a medio termine. Cifre elevatissime, che servirebbero per gli interventi negli invasi, i dissalatori fissi, pozzi e sorgenti, campagne di informazione sul risparmio idrico e per l’individuazione di risorse alternative come i dissalatori mobili, oltre alle navi e alle autobotti.
Proprio la notizia delle navi cisterna delle forze armate chieste a Roma per dissalare e portare l’acqua in Sicilia avrebbe creato allarme sociale e provocato un gravissimo danno all’immagine dell’Isola, alla vigilia del periodo turistico estivo, strategico per la nostra regione. Schifani ha riferito ai suoi collaboratori di voler creare «una task force snella e operativa, da me coordinata, che insedierò a giorni. Realizzeremo pozzi e dissalatori». Una struttura «smart» che non necessariamente sarà formata dai dirigenti generali, «anzi meno ce ne sono, meglio è». Ci saranno ingegneri idraulici ed esperti: ancora top secret i nomi, ma non ci dovrebbe essere il capo dell’Autorità di bacino, Santoro, perché un’intervista da lui rilasciata l’anno scorso, sempre sul tema dell’emergenza siccità, gli aveva già provocato una contestazione da parte del presidente Schifani e adesso il rapporto si sarebbe ulteriormente logorato. Santoro potrebbe essere sostituito, anche se non subito.
I rapporti di Schifani con Cocina sarebbero migliori, non si parla di «decapitazione», anche se il presidente è deluso per non essere stato informato preliminarmente della relazione inviata a Palazzo Chigi. «Siamo pronti ad adottare ulteriori provvedimenti per scongiurare gravi danni alla Regione, attraverso una qualificata e ristretta task force – ha ribadito Schifani, rispondendo ad Angelo Bonelli, deputato di Avs, che aveva parlato del 70 per cento del territorio siciliano a rischio desertificazione -. Non possiamo tollerare che ci sia chi specula sulla Sicilia per attaccare il governo e recuperare qualche voto. L’emergenza siccità che vive la Regione non nasce oggi e non è certo imputabile al governo di centrodestra. Con spirito di massima collaborazione – ha concluso - da lunedì mi metterò in contatto con Palazzo Chigi e col ministro della Protezione civile per incontrarlo e lavorare fianco a fianco con lui, informandolo periodicamente delle azioni messe in campo dalla regione». Ministro che poi è l’ex presidente della Regione, Nello Musumeci.

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