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Buche stradali, il Comune di Palermo accende i fari sulle imprese che fanno i lavori

Una direttiva di Lagalla per effettuare i ripristini a regola d’arte. Le ditte dovranno sottoscrivere un atto d’obbligo che le impegna a rifare il manto stradale

Palermo Asfalto nuovo in via Riccardo Wagner..Ph.Alessandro Fucarini.

Troppi scavi, troppi fossi, troppe manomissioni del suolo, troppi incidenti, troppi guai. Spesso lo sconquasso dei tracciati stradali non dipende dai ritardi delle manutenzioni, con tutto il seguito di sinistri che poi il Comune si trova costretto a risarcire. Molto speso, anzi forse nella maggior parte dei casi, il dissesto di vie e marciapiedi è l’effetto di lavori da parte di imprese private che poi, però, mettono a posto alla bell’e meglio. Rifacendo la pavimentazione non a regola d’arte, così che dopo qualche tempo o dopo una pioggia tutto si trasforma in una sorta di sentiero accidentato.
L’assessorato ai Lavori pubblici, guidato da Salvatore Orlando, col sindaco, Roberto Lagalla, hanno dunque avviato sperimentalmente un nuovo protocollo per gli interventi per ovviare al problema. La direttiva a firma del primo cittadino, che mira a «migliorare l’attuale sistema per garantire una migliore fruibilità della rete stradale». A cominciare dall’individuazione di una struttura dell’amministrazione «che possa costituire da punto nevralgico degli scavi in città». Il documento, che porta la data del 18 marzo e ha «efficacia immediata», intende insomma dare un ordine agli interventi e soprattutto individuare eventuali responsabilità. Infatti, la direttiva chiede l’istituzione di «un apposito nucleo di polizia municipale che presidi la sperimentazione fornendo un report specifico sull’attuazione dell’ordinanza». Non solo, ma il sindaco prevede verifiche tecniche da parte di «una apposita struttura che attesti il regolare esito dei lavori effettuati». Insomma, una sorta di controllo sulla qualità che evidentemente fin’ora non ha funzionato. Inoltre, le due partecipate che più spesso sono in giro ad aprire trincee sono l’Amg e l’Amap. Per esse «gli interventi devono essere condizionati al preventivo assenso dell’ufficio mobilità» secondo un’ordinanza che esiste. In più devono comunicare l’avvio del cantiere almeno con 20 giorni di anticipo a una serie di uffici fra cui Traffico, Concessione suolo pubblico e polizia municipale. La direttiva, inoltre, prescrive che la programmazione degli scavi debba essere essere pianificata «almeno con cadenza bimestrale».

Insomma, si agisce sul doppio binario di non sovrapporre nella stessa area più zone di cantiere per una mobilità più fluida, ma anche per controllare come vengono effettuati i rattoppi. Di questo dovrà occuparsi l’ufficio Traffico che sarà responsabile del coordinamento per la programmazione delle «attività di manomissione della sede stradale» e a tal fine «dovrà acquisire la programmazione di appalti pubblici e interventi privati».

Mentre un apposita unità dell’ufficio Infrastrutture viarie per la mobilità preposta «alla verifica e al monitoraggi delle attività di manomissione delle sedi stradali e procede alle verifiche tecniche sui lavori effettuati».

Roberto Lagalla chiede aiuto anche a Sispi, la società in questi giorni sul piede di guerra per il rinnovo del contratto di servizio, che dovrà «individuare gli strumenti digitali necessari per l’informatizzazione delle procedure».

È stato anche predisposto un «atto d’obbligo» per le aziende che devono effettuare un intervento su strada che saranno obbligati a firmarlo. In sostanza è l’impegno a effettuare lavori di ripristino del manto stradale a regola d’arte, la verifica sulla presenza dei sotto servizi. C’è perfino stabilito che la scarificazione, prima di stendere il tappeto d’asfalto, debba essere profonda almeno 3 centimetri. Come a dire che non saranno consentite violazioni di queste regole tanto sono approfondite. E nel giro di 60 giorni Lagalla pretende un report dagli uffici sull’andamento della direttiva.

 

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