Nuova lettera aperta degli studenti del liceo Savarino dopo la bufera mediatica che li ha travolti per avere detto di no, con un referendum e un voto a larghissima maggioranza, all’intitolazione della loro scuola a Peppino Impastato, vittima della mafia a Cinisi nel 1978 e definito da loro «divisivo». «Non siamo mafiosi», è il messaggio che hanno voluto lanciare dopo gli insulti ricevuti anche sui social, dove i ragazzi sono stati tacciati di essere privi di cultura della legalità. «Avremmo preferito un nome apartitico - specificano nella lettera - per evitare di politicizzare e strumentalizzare il cambio dell’intitolazione, cosa che nonostante tutto è avvenuta. Il termine “divisivo” è stato da noi utilizzato non per dire che Peppino Impastato sia una persona divisiva, ma per sottolineare le divisioni che sono sorte nel territorio e nella stessa comunità scolastica»
L’intitolazione a Peppino sarebbe stata estesa anche alla madre, Felicia Bartolotta: gli studenti sostengono che non hanno mai messo in dubbio ciò che significa il cognome Impastato nella lotta alla mafia. Madre e figlio sono anzi ritenuti «esempi» da seguire. Ma allo stesso tempo i ragazzi ribadiscono che avrebbero preferito un’altra vittima di mafia, il giudice Rosario Livatino, per dare una svolta «apartitica» nell’intestazione della scuola, finora intitolata a Santi Savarino, senatore e giornalista, figura controversa per i suoi contatti con la mafia e per aver firmato il manifesto delle leggi razziali.
«Siamo stati proprio noi studenti - aggiungono - a chiedere che fosse avviato l’iter per la nuova intitolazione del liceo, proponendo in sostituzione di Savarino i nomi di Gigia Cannizzo, che fu sindaco di Partinico, e di Livatino, che lottò contro la mafia sino al martirio. Entrambe personalità significative sul territorio. Riteniamo pertanto paradossale che noi, studenti di una scuola che si è sempre battuta per la legalità e contro ogni mafia, possiamo essere dipinti come dei mafiosi».
Il liceo si trova lungo la via Peppino Impastato e una sua succursale a Terrasini è intitolata sempre al militante di Democrazia proletaria. «Tutti noi studenti - precisano - siamo ben consapevoli che la mafia sia un male immondo. In questa ottica avevamo pensato che Livatino o Gigia Cannizzo potessero essere ulteriori esempi accanto e non contro Peppino Impastato per le future generazioni».
Intanto a Firenze proprio ieri è stato intitolato un parco a Impastato. L’area verde si trova a Coverciano, dove c’è un centro della Figc utilizzato anche dalla Nazionale di calcio, nel Quartiere 2. «Impastato è il simbolo della lotta alla mafia e del giornalismo libero - ha sottolineato l’assessore fiorentino alla Cultura delle memoria, Maria Federica Giuliani -. La sua è stata una lezione importantissima di coraggio e rigore e in suo nome la mamma Felicia Impastato ha cercato a lungo la verità, dopo l’assurdo depistaggio avvenuto a seguito dell’assassinio».
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