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Palermo, marcia indietro della Rap e aumenti della Tari congelati

Il presidente Todaro smorza la discussione sul Pef da 33 milioni in più per il servizio: «Trasmesso per errore, non è definitivo»

La sede della Rap, in piazzetta Cairoli, a Palermo

Scusate, ma è stato un errore. La Rap chiude così la discussione sui possibili aumenti tariffari per la Tari a Palermo. Ma è solo una pausa di riflessione per formulare una nuova proposta. Perché un rialzo della Tari sarà – e su questo si accettano scommesse – inevitabile. Cronache da un'azienda che ondeggia nel tentativo di rimettersi in carreggiata. E ogni tentativo che fa per disincagliarsi finisce puntualmente nelle polemiche.

Il consigliere Antonio Randazzo, del Movimento 5 Stelle, aveva chiesto all'amministrazione di potere prendere visione del Piano economico finanziario dopo che questo giornale ne aveva anticipato il contenuto. La risposta che ha ottenuto porta la firma di Giuseppe Todaro. Ed è una nota che era stata già inviata al Comune a cui si chiedeva di non tenere conto del Pef Tari inviato perché trasmesso «per mero errore materiale» e il «documento in questione non ha una valenza definitiva». Ci siamo sbagliati, insomma.

Del resto, subito dopo la diffusione della notizia, si era scatenata una sarabanda di polemiche che in qualche modo lasciavano presagire la necessità di una via d'uscita per l'azienda di igiene ambientale. La quale aveva fatto i conti per bene ed era arrivata alla conclusione che servissero 33 milioni di euro in più per gestire senza patemi i rifiuti nel territorio comunale. Quasi il 30 per cento in più che, fatalmente, si sarebbe dovuto riversare sulle bollette pagate dai cittadini.

Un servizio completo di Giancarlo Macaluso sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi

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