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Di Pietro in commissione Antimafia: «Ci fu un dossieraggio contro di me e contro i pm di Palermo»

L’ex magistrato di mani Pulite aggiunge che «una relazione del Copasir faceva i nomi e cognomi dei mandanti»

«C’è stata un’attività di dossieraggio nei miei confronti per convincermi a non occuparmi di Tangentopoli». Lo ha detto l’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro (nella foto in uno dei processi di Tangentopoli) ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia.

Di Pietro ha richiamato anche una relazione del Copasir degli anni Novanta che ha riconosciuto che «effettivamente c’era stata attività di dossieraggio nei confronti di magistrati della procura di Milano e Palermo e in cui si indicano per nomi e cognomi i mandanti, gli esponenti dei servizi che avevano fatto questa attività di dossieraggio».

Di Pietro ha parlato anche di mafia e appalti: «La procura di Milano, nella mia persona, ha indagato su mafia e appalti - ha detto -. Con la procura di Palermo abbiamo anche fatto interrogatori insieme. Ma indagini su appalti e politica si stavano facendo dappertutto. Era talmente diffusa la dazione ambientale che Moretti ci stava facendo un film». Il 23 maggio del 1992 arriva la strage di capaci. «Il giorno del funerale di Giovanni Falcone - ha ricordato l'ex pm di Mani Pulite - ho parlato con Paolo Borsellino in modo drammatico . Ci siamo detti “dobbiamo fare presto, andare di corsa”. Ma è stata una sintesi di una serie di colloqui che avevo avuto con Borsellino al ministero della Giustizia ma anche con Falcone». Poi arriva Via D'Amelio. «Quando è morto Borsellino non ho avuto più rapporti con Palermo - ha detto ancora Di Pietro, riferendosi alle sue indagini sugli appalti -. Cercavo di acquisire ogni informazione possibile di ogni impresa nazionale. Ma dopo l’omicidio di Borsellino non mi aprii più con nessuno perché capii una cosa: “io non so che sto scoprendo ma quelli su cui sto indagando sanno dove sto arrivando”». Molti ritengono che Borsellino sia stato ucciso proprio per ciò che stava scoprendo su mafia e appalti. «È vero che c'è stata una parte del sistema imprenditoriale che voleva comprare anche gli appalti in Sicilia? Sì. È vero che questa parte del sistema imprenditoriale ha fatto patti con la mafia? Sì. Ed è vero che erano imprese che stavano anche a Nord? Sì. Ed è vero che tutto questo ha generato la volontà di qualcuno di ammazzare Borsellino? Questo lo dovete decidere voi», ha detto rivolto alla commissione.

Un ricordo è dedicato a Giovanni Falcone: «Ha seguito personalmente l’inchiesta di Mani Pulite perché, quando era al ministero, da lui passavano le rogatorie. Per la prima rogatoria mi ha cazziato, poi ne ho fatto 560 e non ne ho sbagliato una». Davanti alla Commissione Antimafia l’ex pm di Mani Pulite ha ricostruito i suoi rapporti con Falcone, compresi i consigli ricevuti. «Mi diceva: devi seguire il denaro e andare a vedere appalto per appalto. Non perdere tempo con un’ipotesi associativa globale e fai una rogatoria alla volta . Ci teneva moltissimo all’inchiesta sugli appalti».

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