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Le difficili nomine dei manager della sanità in Sicilia, rinvio a gennaio per scremare la lista

La scelta della giunta di prorogare i dirigenti fa sì che i «papabili» scendano da 49 a 38. Molti andranno in pensione, altri non sono dell'Isola e hanno già incarichi

Palermo.Manifestazione per la sanità pubblica.corteo da piazza Bologni a palazzo d’Orleans..Ph.Alessandro Fucarini.

Il rinvio a fine gennaio della nomina dei manager della sanità pubblica in Sicilia permette al governo della Regione di sfruttare una scrematura della lista dei papabili che avverrà in modo naturale, per effetto del semplice tempo che passa. Il ragionamento è stato elaborato a margine della riunione della giunta di giovedì sera. La decisione era già stata presa e gli assessori di tutti i partiti della maggioranza hanno cominciato a fare qualche calcolo partendo dall’elenco dei 49 papabili: quello ufficiale dei maggiormente idonei, pubblicato perfino in Gazzetta, che esclude un’altra quarantina di candidati ritenuti dalla commissione un gradino sotto (semplicemente idonei).

Ebbene, in questo elenco di 49 che è da settimane sul tavolo del governo ci sono cinque o sei candidati che nel corso dell’eventuale periodo di reggenza di Asp e ospedali maturerebbero i requisiti per andare in pensione. E questo li esclude dai giochi a priori perché c’è una direttiva nazionale che dispone in questo senso: non scegliere chi non può completare il mandato. In più, è stato rilevato nei corridoi di Palazzo d’Orleans, altri 3 candidati non sono siciliani e hanno incarichi in altre regioni e ciò fa ritenere che potrebbero non essere più interessati. Lo stesso vale per un altro paio di nomi di siciliani, che hanno trovato spazio nelle strutture sanitarie di altre regioni.

A questo punto i veri papabili sarebbero meno di 40, probabilmente 38 o 39. E poiché le postazioni nelle Asp e negli ospedali sono 18, ecco che la scelta si tradurrebbe in un ballottaggio fra due nomi per ogni incarico.

Va detto che questo non risolverà il problema della divisione politica degli incarichi: Fratelli d’Italia anche a gennaio continuerà a chiedere un posto in più rispetto ai 6 ipotizzati dal presidente Schifani. E anche la Lega chiede una maggiore concertazione con tutte le anime del partito, soprattutto ora che è stata fatta la federazione con l’Mpa. Una mossa che punta a rimettere in discussione i patti che il presidente potrebbe avere già siglato con Luca Sammartino.

C’è poi la Dc nel mirino di quasi tutti gli alleati. Il partito di Cuffaro ha già ottenuto la guida dell’ospedale Giglio di Cefalù, una eccellenza che fa gola a tanti e questo spingerà a chiedere a gennaio un ridimensionamento delle pretese dell’ex presidente che molta sintonia ha con Schifani.

Maturati questi nuovi scenari, da 48 ore in tutti i partiti della maggioranza è tornato il sereno. Le attenzioni sono state dirottate su altri temi. In primis la Finanziaria: il rinvio anche in questo caso permette a tutti gli assessori di ridiscutere i budget predisposti nella bozza che il titolare dell’Economia, Marco Falcone, ha già depositato a Palazzo d’Orleans. E, dando per scontato che l’approvazione in giunta arrivi la prossima settimana, il timore ora è che all’Ars si alzi il muro dei deputati in cerca di spazio per i loro emendamenti.

Intanto, l’opposizione soffia sul fuoco delle fibrillazioni nella maggioranza. «La faida per la spartizione di Asp e ospedali rischiava di mandare a gambe all'aria la tenuta della maggioranza e la Finanziaria alle porte. Meglio rimandare tutto a dopo. Questa indecorosa vicenda, comunque, conferma almeno due cose: la prima è che Schifani è succube dei partiti e non riesce a imporsi, la seconda è che alla maggioranza interessa solo assicurarsi fette di potere da gestire, non di garantire la salute dei cittadini» è il commento del capogruppo dei grillini Antonio De Luca.

Intanto, ieri pomeriggio (27 ottobre) a Palermo si è svolta la prima manifestazione del Forum per la Sanità pubblica, che raccoglie le adesioni di più di cinquanta tra associazioni, ambulatori, organizzazioni sindacali e politiche, movimenti civici. In strada, in un corteo partito dal centro e arrivato fin sotto Palazzo d’Orleans, sono scese un migliaio di persone. E fra queste i sindaci (nella foto) di Carini, Termini, Capaci, Bagheria, Corleone, San Cipirello, Castelbuono, Petralia e molti consiglieri comunali insieme a vari sindacalisti della Cgil. Presenti pure i deputati del Pd Cracolici, Giambona e Chinnici e Sergio Lima, componente della direzione nazionale e di quella regionale del Partito democratico. «L’obiettivo del Forum - hanno spiegato i promotori - è quello di riaprire il dibattito politico su quella che sembra essere una fine annunciata: la morte del Servizio sanitario nazionale. Decennali tagli sugli investimenti, regalie alla sanità privata, malagestione, miopia nella programmazione, assenza di medicina del territorio e nei territori».

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