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Palermo, alla Rap pure i premi di produttività per i furbetti del cartellino

Inchiesta interna: molti nomi coincidono con quelli dei 101 indagati per assenteismo. I funzionari del Comune scoprono le analogie: pronti gli atti per i pm

Non solo furbetti del cartellino, ma anche percettori del salario accessorio sulla produttività. Sui 101 dipendenti di Rap, a Palermo, finiti nel tritacarne mediatico dopo un'inchiesta della magistratura, si sono accesi i riflettori di un’indagine interna degli uffici comunali. L'area delle aziende partecipate, infatti, da tempo ha avviato una serie di verifiche a tappeto sulle società comunali. Su Rap, in particolare. E i funzionari che stanno spulciando la montagna di carte e documenti a disposizione sono saltati sulla sedia, quando si sono accorti che alcuni dei nomi che sono circolati sui giornali ricorrevano anche nei tabulati di pagamento. Chi doveva controllare e non lo ha fatto?

Tutte domande che ora, nero su bianco, l'assessore del Comune di Palermo Carolina Varchi girerà alla Rap per avere conferma o smentita della circostanza secondo quanto ci risulta. «Stiamo lavorando»: e non vuole aggiungere altro, l'esponente di Fratelli d'Italia, da noi contattata. Scontato poi che gli atti finiranno in Procura, a inchiesta comunale conclusa. O anche prima.
Sono stati quasi 1.400 gli episodi accertati dai carabinieri dopo gli appostamenti e i pedinamenti dei netturbini durati da maggio a luglio del 2021. In totale 101 indagati, ma solo per 18 è scattata la misura cautelare dell'obbligo di firma: devono presentarsi ai carabinieri all’inizio e alla fine di ogni turno di lavoro.

Ora, è chiaro, come hanno ammonito i sindacati, che ancora non c'è una sentenza e dunque la posizione di tutte le persone coinvolte deve ancora passare al vaglio di un giudice. Questo per dire che non necessariamente tutti coloro che risultano «pizzicati» dall'indagine sono colpevoli. Tuttavia, il fatto che oltre al danno ci possa essere la beffa da parte dei responsabili di atti così disdicevoli sta creando qualche imbarazzo ai piani alti di Palazzo delle Aquile. Ci risulta, peraltro, che all'indomani della notizia apparsa su tutte le testate di informazione, il sindaco abbia espressamente chiesto alla dirigenza dell'azienda di igiene ambientale se questi fossero stati anche destinatari delle somme degli incentivi. La risposta era stata no, rassicurante in un certo senso. Ma da quello che sta emergendo purtroppo non è così.

In azienda la contrattazione di secondo livello è molto sostanziosa. I progetti-obiettivo sulla produttività hanno diverse linee che riguardano soprattutto i settori operativi: Bellolampo, la raccolta e i servizi accessori e di sostegno. Qualcosa che può arrivare anche a diecimila euro all’anno per lavoratore, oltre allo stipendio e agli eventuali straordinari. Peraltro, si tratta di strumenti per i quali i sindacati ovviamente premono molto ma che interessano anche all’azienda che, altrimenti, in mancanza di adeguate risorse umane non potrebbero «coprire» i servizi. Ovviamente, il mancato turn-over, cioè la mancata sostituzione degli impiegati che vanno in pensione, provoca un surplus di risorse a disposizione che vengono utilizzate sempre per il personale.

Ieri, intanto, il direttore generale del Comune di Palermo, Eugenio Ceglia, ha tenuto una riunione con la dirigenza Rap sulla questione degli extra-costi 2021-2022. Servono le pezze d’appoggio sui soldi spesi che potrebbero portare l’azienda a incassare circa 7 milioni di euro e Ceglia ha invitato a raccoglierle e a fare presto. Del resto, è ancora incardinata la causa che l’allora amministrazione Orlando aveva avviato con la Regione sul riconoscimento degli extracosti per la gestione dei rifiuti in seguito ai ritardi di realizzazione della settima vasca. Una vertenza sostanziosa, che ammonta a qualcosa come 40 milioni di euro, Iva compresa.

Infine, ieri mattina in discarica, a Bellolampo, si sono presentati gli ispettori dell’Arpa e i carabinieri del nucleo tutela ambientale. Non è chiaro cosa abbiano prelevato, ma dall’azienda fanno sapere che la «visita» è stata fatta nell’ambito dell’indagine sugli incendi e sulle conseguenze che hanno avuto sull’ambiente.

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