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Piantedosi a Palermo: «Il crimine non può determinare politiche migratorie»

Il ministro: «Riteniamo fondamentale il potenziamento della collaborazione con le Agenzie dell’Onu per ampliare i programmi di rimpatrio volontario assistito dai Paesi di transito verso i Paesi di origine»

Il ministro del'Interno Matteo Piantedosi

Nessuno Stato può accettare che la criminalità organizzata determini le politiche migratorie nazionali né che vengano praticate ignobili forme di schiavitù moderna. La Convenzione di Palermo ha guidato, in questi venti anni, lo sviluppo dell’attività di cooperazione tra le forze di polizia delle 191 parti firmatarie. Con la sua lungimirante visione ha consentito di rafforzare la nostra capacità effettiva di prevenzione e di contrasto ai crimini gravi ed organizzati». Lo ha detto il ministero dell’interno Matteo Piantedosi, parlando alla cerimonia, in corso a Palermo, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, per i vent’anni della Convenzione Onu contro il crimine organizzato.

«Oggi - ha aggiunto - sarà utile condividere idee ed esperienze sul cruciale tema del contrasto al traffico di migranti e alla tratta di persone. Si tratta di crimini particolarmente odiosi che integrano una grave violazione del diritto internazionale e arrecano un’offesa non solo alla dignità delle persone coinvolte ma anche al diritto di ogni Stato sovrano di regolamentare l’ingresso dei cittadini stranieri nel proprio territorio».

E poi il ricordo di coloro che hanno sacrificato la loro vita nella lotta al crimine. «In questa aula rendiamo omaggio al coraggio di donne e uomini che si sono impegnati, talvolta con il sacrificio della propria vita, a combattere la criminalità transnazionale - ha detto Piantedosi -. Abbiamo scelto Palermo e l’aula bunker proprio per rappresentare idealmente, ma anche concretamente, quanta strada abbiamo percorso nel solco dei principi della giustizia e della legalità».

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