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Palermo, corteo in via D'Amelio per il 19 luglio: "Speriamo non si ripetano i fatti del 23 maggio"

Prende forma la giornata di commemorazione per il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta trucidati dai mafiosi

Prende forma la giornata di commemorazione per il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi,  Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Da via D’Amelio, luogo della strage, il coordinamento 19 luglio, composto dalle stesse sigle che il 23 maggio furono bloccate dai cordoni di polizia per non far entrare in contatto il mondo sociale e quello istituzionale e scongiurare tensioni, ha presentato le iniziative che culmineranno con un corteo che partirà alle 15.30 dall’albero Falcone e arriverà in tempo per il minuto di silenzio, lì dove 57 giorni dopo Borsellino perse la vita. E dove invece dopodomani, il fratello Salvatore aspetterà a braccia aperte il nuovo movimento.

Un endorsement che arriva dalla conferenza stampa, dove  Salvatore Borsellino ha spiegato come il movimento antimafia sia sempre stato disunito: «Ogni associazione si concentra su un tema in particolare, da sempre. Noi come agende rosse chiediamo giustizia e verità». E si scaglia contro chi ha reso il 23 maggio «la peggior commemorazione di sempre - dice -. Ciò che mi ha addolorato è che quest’anno qualcuno predicando le non divisioni ha poi trovato il modo di attaccare il movimento delle agende rosse, invece di restarci vicino perché appartenente alla stessa famiglia». La crepa tra istituzioni e società civile dunque si allarga e viene definita «sacrosanta, considerato che le istituzioni hanno tradito il debito con la pretesa di verità e giustizia di tutta la popolazione - sottolinea Jamil El Sadi, dell’associazione Our Voice -. Non è vero che non abbiamo la verità. Ne sappiamo alcune, finché non sarà totale è una verità negata. Fino a quando ci sarà questa ipocrisia di fondo tra cosa si dice e cosa si fa, la spaccatura serve ed è necessaria per un fatto di coerenza». Ad essere sotto accusa sono le passerelle istituzionali, «che non hanno messo memoria ma una tomba - prosegue El Sadi -, una bara pesante che occlude le verità sottoterra».

Nelle scorse ore è stata confermata dallo stesso Presidente del Consiglio Giorgia Meloni la sua presenza alla fiaccolata. Proprio a pochi giorni di distanza dalle ultime esternazioni del Ministro della Giustizia Carlo Nordio sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Un’occasione per Salvatore Borsellino «di chiedere come si concilia il suo essere entrata in politica subito dopo la morte di Paolo con le esternazioni fatte dal suo ministro della giustizia relativamente al concorso esterno in associazione mafiosa - sottolinea -. Anche se ha fatto un passo indietro, rimangono solo parole. Io non ho pregiudizi politici, guardo ai fatti. Se veramente è in disaccordo con il suo ministro allora lo censuri e lo estrometta dal Governo».

Al coro si unisce El Sadi, che sottolinea come il movimento sia «contro le istituzioni che parlano e dicono certe cose e poi non mantengono. Ci sono troppe chiacchiere che fanno temere in primis ai familiari delle vittime e poi anche a noi che si facciano dei passi indietro di 30 anni. Non possiamo disonorare la memoria di chi ha sacrificato la vita per difendere un impianto legislativo come quello della legislazione antimafia che tutt’ora serve». La paura, però, è che si possano ripetere le stesse scene del 23 maggio: «Sono stato convocato dal questore - dice Borsellino - non so di cosa voglia parlarmi ma lo immagino. Quello che gli dirò è che questi ragazzi saranno accolti a braccia aperte e non saranno loro il problema». «Le nostre iniziative compreso il corteo è tutto già autorizzato da tempo - sottolinea il componente di Our Voice - speriamo che non escano novità come successo due mesi fa».

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