Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Palermo, l'Amap non vede via d'uscita: ci sono pochi beni per liberare i conti

La giornata è di quelle cruciali. Per l'Amap, che ha subito un sequestro per equivalente di 20 milioni e non può nemmeno pagare gli stipendi, sarà un momento decisivo. Alle 10.30 il prefetto, Maria Teresa Cucinotta, accompagnata dal vicesindaco di Palermo, Carolina Varchi, incontrerà una rappresentanza dei sindacati. Nel frattempo, i lavoratori saranno in sit-in in via Cavour, davanti alla sede governativa. Spingono perché le attese si trasformino in realtà: subito una soluzione, quantomeno per garantire la continuità aziendale. L'amministrazione comunale sa che, al di là del pagamento dei salari, bisogna ripristinare la liquidità per soddisfare utenze e fornitori. Da ciò, banalmente, dipende anche il rifornimento per le macchine aziendali; da ciò dipende l'operatività delle squadre del servizio di potabilità. Se loro stanno ferme, si ferma il sistema. Si ferma, cioè, l'erogazione idrica.

«Siamo tutti concentrati su questa faccenda – assicura la Varchi - e siamo qui in piena operatività per garantire una soluzione ordinata di questa storia, che poi farà il suo corso in giudizio. Al momento l’interesse principale è per la continuità aziendale e per i lavoratori».

Le speranze di sbrogliare la matassa sono appuntate su un uomo, Giovanni Di Benedetto, l'avvocato penalista scelto dalla partecipata attraverso un sorteggio fra una lista di professionisti inviata dall’Ordine forense. Oggi stesso Di Benedetto chiederà ai pubblici ministeri dell'inchiesta la disponibilità alla cosiddetta conversione del sequestro, cioè modificare i beni colpiti dal provvedimento in modo da liberare i conti correnti. Ma prima di questo passo, una riunione mattutina cercherà di fissare quali beni si possano offrire in alternativa.

Ora, a guardare il bilancio del 2021, l'ultimo pubblicato sul sito istituzionale dell'azienda, si scopre che per lo più le «ricchezze» della società di via Volturno sono crediti. Cioè, numeri iscritti in un documento finanziario; come l'atto del 3 febbraio 2022 in cui è stata sottoscritta una transazione con Iacp, che ha consentito ad Amap di incassare 5,2 milioni prevedendo inoltre un piano di rateizzazione mensile di 30 mila euro per 5 anni. E ancora. Ci sono crediti «verso controllanti» per 6,9 milioni. C'è poi la voce crediti verso clienti-enti che include quello verso Eas (gli acquedotti siciliani) che ammontava a 25 milioni.

Era dovuto, prevalentemente, alla fornitura di risorse idriche sino al 25 settembre 2007, quando nelle incombenze affidate a Eas è subentrato il nuovo gestore dell’Ato Palermo 1, ossia la fallita Aps Spa. Il credito trae origine da un contenzioso insorto negli anni ’90, derivante dal mancato accordo in ordine alla quantificazione del rimborso delle spese di gestione dell’invaso Scanzano. La causa ha comportato il mancato pagamento dei corrispettivi dovuti all’Amap.

Poi, col fallimento dell’Eas, la Regione subentrò nel rapporto creditorio. E così cominciarono ad arrivare i pagamenti per gli anni 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020: tutti liquidati. Rimangono in pagamento 5 milioni del 2021, 5,2 per il 2022, 437.522 euro per il 2023 ed 1.8 milioni come residuo del 2018. Insomma, fra Regione, Iacp ed enti controllanti si arriva quasi alla cifra di 20 milioni che la guardia di finanza sta sommando per giungere all'obiettivo. Poi c'è anche la voce «fabbricati e terreni» che ammonta ad altri 10 milioni. E poi una carovana di milioni come controvalore di macchinari, attrezzature, serbatoi, sottoreti: ma sarebbe difficile, comunque, riuscire a vendere come extrema ratio i misuratori di depurazione o meglio i serbatoi di Boccadifalco o di Villagrazia.

Caricamento commenti

Commenta la notizia