«Le dichiarazioni di Salvuccio Riina circa una ipotetica persecuzione da parte del Comune di Corleone nei suoi confronti per il mancato rilascio del documento d’identità sono pretestuosamente false e sostanzialmente strumentali. False perché il Comune ha trasmesso la documentazione presentata per l’ottenimento della carta d’identità al ministero dell’Interno che, valutata la richiesta, provvede al rilascio della carta elettronica e la trasmette all’indirizzo del richiedente». Lo dice il sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi sul figlio del padrino di Cosa nostra che era rientrato i primi di aprile a Corleone dopo aver scontato una condanna per mafia e un periodo di sorveglianza speciale.
Sul Consiglio comunale convocato dal sindaco per chiedere l’allontanamento dal paese ha espresso la propria contrarietà l’avvocato Fabiana Gubitosi, legale di Riina Jr. «Se si agisce così non si crede alla funzione rieducativa della pena e alla riabilitazione del reo e si va contro i dettami della Costituzione», ha detto all’ANSA la penalista, precisando che il suo assistito, «ha ricevuto il documento di identità richiesto« e che «in questo momento non è a Corleone».
«È come se Riina - ha spiegato il sindaco Nicolsi - volesse, gridando, trasmettere a ipotetici seguaci un messaggio di autorevolezza e di forza tipici dell’ambiente di cui è stato parte organica e di cui non si ha notizia di allontanamento o dissociazione. E’ questo modo arrogante che conforta la nostra decisione di auspicarne l’allontanamento della città, perché soggetto socialmente pericoloso».
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