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Palermo, ampliamento di Bellolampo fermo: la discarica ha due mesi di autonomia

La discarica di Bellolampo

Da qui a due mesi, l’inferno. L’amministratore unico della Rap, l’azienda di igiene ambientale del Comune di Palermo, mette in guardia l’amministrazione sul fatto che la discarica di Bellolampo è in condizioni di potere accogliere ancora rifiuti per poco tempo. Calcola che in una forbice fra 60 e 90 giorni l’intera area dove attualmente trovano accoglienza gli scarti domestici di circa 700 mila persone, qualcosa come 850 tonnellate al giorno.

L’amministratore ha scritto un documento, inviato al sindaco Roberto Lagalla, destinato al protocollo riservato che siamo riusciti a consultare. In cui s’annuncia una bomba ad orologeria che di qui a poco, in assenza di provvedimenti adeguati, rischia di mettere a ferro e fuoco il capoluogo siciliano.

Un passo indietro per comprendere ciò che sta accadendo è necessario. La discarica è satura da tempo. Dalle vecchie vasche esauste si sono ricavati degli spazi che stanno consentendo conferimenti in attesa che venga realizzata un nuovo bacino di raccolta, chiamato settima vasca. Bene, i lavori si sono fermati: una prima frazione con possibilità di depositarvi gli scarti, avrebbe dovuto essere consegnata il 15 del mese, consentendo di dormire sonni tranquilli. Solo che manca una perizia di variante e i lavori sono stati sospesi.  Scrive Girolamo Caruso, amministratore della Rap, che il primo cittadino vorrebbe sostituire con l’imprenditore Giuseppe Todaro: «Mancano ancora almeno due mesi di lavoro da quando arriverà la variante e il cantiere si rimetterà in moto. Ma per le autorizzazioni passeranno almeno 4-5 mesi». Ciò significa che «non si potranno abbancare rifiuti prima dei 7-8 mesi successivi al momento in cui sarà stata completata la perizia».

I toni del documento sono allarmanti: «Realistica l’insorgenza di una nuova emergenza» perché «anche la IV vasca sta esaurendo la capienza». Peraltro, l’amministratore nei mesi scorsi ha consentito sotto la sua responsabilità la sistemazione dell’immondizia sui piazzali di Bellolampo. Circostanza in base alla quale «pende a mio carico un decreto penale di condanna del tribunale di Palermo». La pena è stata sospesa, in considerazione degli atti che sono stati posti in essere per portare a soluzione il problema. Il che esclude la possibilità «di sistemare i rifiuti sui piazzali». E parla di «scenario molto preoccupante» e di «tracollo del decoro e della pulizia della città fra poco tempo».

Interpellato per avere qualche dettaglio sulla situazione, Caruso non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Ufficialmente non arrivano dichiarazioni di Roberto Lagalla, benché siano stati stimolati i suoi uffici. Da Palazzo delle Aquile filtra solamente il ragionamento che trattandosi di una questione che riguarda la Regione, il sindaco ha già avviato negli ultimi mesi le interlocuzioni con l’assessore all'Ambiente, Roberto Di Mauro. Il tavolo tecnico, insomma, resta aperto, in attesa di capire come il governo regionale deciderà di operare alla luce degli ultimi sviluppi. E il sindaco assicura di seguire attentamente la situazione.

Di sicuro, comunque, c’è che lo spazio a disposizione si può dire essere quasi esaurito. Rimane nella vasca autorizzata solo 80 mila tonnellate di capienza: 20 mila sono quelle dei piazzali che andranno rimosse. Ne rimangono 60 mila di tonnellate, esattamente la produzione di due mesi di una città come Palermo e del solo comune di Ustica: gli altri paesi della provincia da tempo non trovano spazio proprio per ragioni di capacità della struttura.

Nell’ipotesi che non si riesca a sbloccare in tempo il nodo delle autorizzazioni alla perizia suppletiva (il cui progetto sembra che sia già stato definito in queste ore), l’unica soluzione praticabile sarebbe quella di spedire i carichi imballati all’estero o nel nord Italia, considerando che nella regione non c’è posto che si possa incaricare di un carico così importante.. Secondo i calcoli fatti dalla società partecipata del Comune, i costi sarebbero proibitivi. Si parla di 400 euro per ogni tonnellata spedita fuori dall’isola. Per ogni mese, insomma, servono 10 milioni di euro. Ma chi paga?
«Le modalità di comunicazioni delle partecipate - dice il consigliere Ugo Forello -di fatti gravi sono anomale. Non si può interloquire solo col sindaco, ma anche gli uffici e gli organismi del controllo analogo devono essere messi al corrente di quello che sta accadendo».

 

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