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Palermo, l'inesistente credito del Teatro Biondo

IscrittI in bilancio ricavi per 1,2 milioni di euro a carico dell'amministrazione, ma senza alcun titolo giustificativo, secondo i controlli della ragioneria generale

Il Teatro Biondo di Palermo

Il Teatro Biondo di Palermo ha iscritto in bilancio ricavi per 1,2 milioni di euro a carico del socio Comune. Ma senza alcun titolo amministrativo che lo giustificasse, secondo i controlli della ragioneria generale. Insomma, quei soldi ballano in un limbo, stanno solamente nella mente di chi li aveva assicurati, il sindaco dell'epoca. Con il risultato che ora qualcuno ha un problema dalle parti dello Stabile di via Roma.

Una nota di tre pagine di Paolo Bohuslav Basile, ragioniere generale, mette nero su bianco la criticità che emerge dalla lettura del documento contabile 2021. Dove si legge che «il mancato versamento della quota associativa da parte del Comune ha causato gravi tensioni di carattere economico-finanziario che impediscono il regolare adempimento delle obbligazioni assunte nei confronti di terzi». E ufficialmente viene chiamato in causa il primo cittadino dell'epoca, che non viene nominato, ma è Leoluca Orlando. «Infatti - continua il documento - l'impegno preso dal sindaco, nella veste di rappresentante del socio Comune, in fase di approvazione del budget 2021, che assegnava al teatro un contributo a titolo di quota associativa di 1,5 milioni, non ha trovato pienamente riscontro negli atti e nelle deliberazioni conseguenti che il Consiglio comunale avrebbe dovuto esperire». La dirigenza del teatro, comunque, vista la situazione in cui versa il Comune e la crisi che lo contraddistingue anche in questi frangenti, in via prudenziale ha svalutato integralmente il credito «in attesa di eventuali futuri sviluppi, chiarimenti e aggiornamenti».

Tuttavia, nonostante questo intervento, rimane il fatto che c’è una divergenza fra credito vantato e debito non riconosciuto (dunque non previsto nel bilancio comunale), tecnicamente un disallineamento. Osserva il ragioniere Basile che solamente la dirigenza del Comune - la burocrazia e non la politica - «ha la competenza del rapporto finanziario col teatro Biondo». E inoltre fa presente che «la liquidazione del credito riguarda la successiva fase del procedimento di spesa, in cui, in base ai documenti e ai titoli atti a comprovare il diritto acquisito dal creditore, il dirigente competente determina la somma certa e liquida da pagare nei limiti dell’ammontare dell’impegno definito». Un riepilogo delle norme che presiedono al buon andamento della gestione dell’ente, utile a ricordare che nessuno può impegnare l’amministrazione «a voce». E il richiamo alle leggi serve a dimostrare come «incontrovertibilmente sia in capo alla dirigenza ogni competenza in ordine alla determinazione della effettiva riconoscibilità di un credito che, dunque, in tanto può essere imputato al bilancio comunale in quanto la dirigenza, e non altri soggetti, accerti che il credito sia certo liquido ed esigibile».

In altre parole, così come è giustificato, il credito non è onorabile, è il messaggio. A meno «di una formale attestazione del capo area delle Culture, deputato alla formale attestazione della sussistenza giuridica delle ragioni creditorie».

Ora, però, si pone il problema se, sulla base di quell’impegno, siano nate obbligazioni. In questo caso, conclude Basile, «la legge ai fini della controprestazione avviene tra il privato fornitore e l’amministratore, fornitore o dipendente che hanno consentito la fornitura».

 

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