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Cuffaro: «Ho sempre avuto fiducia nella giustizia ma il mio tempo per le candidature è finito»

Il Tribunale di sorveglianza ha decretato estinta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici

Totò Cuffaro inaugura ad Altofonte la sede della sezione della Democrazia Cristiana Nuova

Dopo la condanna per favoreggiamento aggravato alla mafia, la detenzione a Rebibbia e i viaggi in Burundi, dove continua a fare volontariato, Totò Cuffaro alla fine del 2020 ha rimesso in piedi la Dc tra lo scetticismo generale. A ottobre dell’anno successivo il partito è entrato in tre consigli comunali, tra cui quello simbolico di Caltagirone, dove nacque il Ppi di Don Sturzo. Poi il sostegno alla candidatura di Roberto Lagalla a Palermo e l’ingresso in consiglio comunale. L’anno scorso la chiusura del cerchio: il rientro della Dc all’Assemblea siciliana con cinque deputati.

Adesso anche Cuffaro, il cui ritorno in politica come commissario dello «scudocrociato» aveva sollevato tante polemiche, potrà ricandidarsi avendo ricevuto la piena riabilitazione. Il Tribunale di sorveglianza ha decretato estinta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, pena accessoria alla quale l’ex governatore della Sicilia era stato condannato nel processo per favoreggiamento alla mafia che gli costò la condanna a 7 anni, rimanendo in carcere 4 anni e 11 mesi. Per l’avvocato Marcello Montalbano, legale dell’ex governatore della Sicilia, i giudici hanno considerato «non applicabile la legge Spazzacorrotti perché ritenuta norma più sfavorevole non ancora vigente al momento della sentenza e dei fatti di reato contestati a Cuffaro sia pure in assenza di specifici precedenti della corte di Cassazione e sulla scorta di una interpretazione conforme ai principi espressi nella costituzione e dalla Corte di giustizia europea».

«Ho sempre avuto fiducia nella giustizia - commenta Cuffaro -. Amo questa terra e amo la politica. So di aver commesso molti errori e per i quali ho pagato un prezzo altissimo». Aggiunge di coltivare «il diritto, e credo anche il dovere di potere continuare a essere utile, per questo mi sono speso e mi sto spendendo, per affermare un partito di ideali e di valori: la Dc». L’ex governatore sembra tuttavia escludere una sua eventuale candidatura. «Confermo con determinazione che il mio tempo per le candidature è finito. Potrò tornare a fare il medico. Impegnerò tutte le mie forze affinché la Democrazia cristiana, oggi una realtà in Sicilia, possa diventare anche una realtà nel Paese. È questo il mio sogno e chiederò a don Luigi Sturzo che mi aiuti affinché diventi realtà. E se riusciamo a far rinascere la Dc, chissà che non sia il miracolo per farlo divenire finalmente Santo».

Primo presidente della Regione Siciliana a essere eletto, nel 2001, direttamente dal popolo, cinque anni dopo Cuffaro ha stabilito un record rimasto imbattuto: è il governatore più votato in Sicilia, quasi 2 milioni di preferenze. In quella tornata elettorale sconfisse Rita Borsellino, sorella del giudice assassinato in via D’Amelio. Appena due anni dopo, nel gennaio del 2008, arrivarono le dimissioni anticipate travolto dalle polemiche per la foto col vassoio di cannoli nel Palazzo della Presidenza il giorno della condanna in primo grado a 5 anni, anche se ha sempre negato che si stesse festeggiando la caduta dell’aggravante mafiosa.

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