Il numero di salme ferme, nell'attesa che venga data una sistemazione, è ancora alto. Al momento al cimitero dei Rotoli di Palermo ci sono 1.246 feretri senza sepoltura (736 richieste di inumazione, 451 per tumulazione e 50 affidati alle opere pie, secondo i dati forniti dal consigliere pentastellato Antonio Randazzo), sostanzialmente il cimitero si trova nella identica situazione di fine agosto. E ciò nonostante siano riprese, ad esempio, le inumazioni che in qualche modo hanno consentito di evitare ulteriori accumuli.
Sono passati quattro mesi da quando l’amministrazione Lagalla si è insediata e le deleghe sono state distribuite. Una svolta ancora non c’è stata. Ma qualche buona notizia comincia a fare capolino. Ad esempio, che il collaudo tecnico delle opere sul costone roccioso sopra Santa Maria dei Rotoli è stato positivo e a questo punto dal primo giorno lavorativo utile le squadre di operai potranno entrare nei campi e cominciare la pulizia e la disinfestazione. «Dopo circa cinque anni di interdizione quella si è trasformata in un’area in cui sono cresciute a dismisura erbe infestanti e arbusti, sostanzialmente impraticabile se prima non si interviene», spiega l'assessore comunale Totò Orlando. Il prossimo passo è il collaudo amministrativo: serve a potere declassare il grado di pericolo dell'area, da R4 a R3.
La notizia che torna l’accesso nei campi di inumazione sotto il costone, consente di potere programmare le attività di estumulazione delle salme mineralizzate, che sono circa il 90 per cento, visto che i feretri sono stati deposti in casse senza zinco. In queste zone il tempo concesso prima di potere riaprire le fosse è di sei anni dalla sepoltura. E dal marzo 2023 al luglio del 2024 sono in scadenza complessivamente 870 posti, oltre i 170 già liberati. In realtà, esiste una norma che consente di potere anticipare l'intervento dopo 5 anni (anziché 6), ma lo dovrebbe chiedere il sindaco a una apposita commissione provinciale. Non è escluso che l'amministrazione vi ricorra per accelerare i tempi.
L'assessore ai Servizi cimiteriali, Orlando, inoltre spiega che i lavori di collocazione delle 424 sepolture prefabbricate fuori terra proseguono (384 mila euro di spesa) «e a fine gennaio saranno tutti sistemati». Il cronoprogramma prevedeva che i primi 150 posti potessero essere utilizzati entro Natale.
Ci sarebbe, in questo triste puzzle, anche il tassello che riguarda il rientro in funzione del vecchio tempio crematorio (da destinare esclusivamente alla cremazione di bare prive di zinco). La riattivazione del forno non soltanto consente di dotare la città di un servizio di notevole rilevanza (al momento chi sceglie la cremazione deve affrontare un viaggio abbastanza lungo) ma potrà divenire strumento fondamentale per fronteggiare l’emergenza, consentendo una efficace rotazione dei campi di inumazione. I lavori, però, sono stati consegnati all'impresa lo scorso 5 settembre. Ma non sono mai partiti né gli interventi di carattere edilizio, né quelli che prevedono la sostituzione di alcuni pezzi dell'impianto.
«Il forno - spiega Orlando - non aveva le autorizzazioni previste dalla recente normativa (soprattutto quelle sulle emissioni dei fumi, ndr). Per cui attendiamo il via libera delle autorità, che devono pronunciarsi. Appena lo avremo, in un mese al massimo avremo il tempio funzionante con tutti gli interventi programmati». Se non si è chiesto all'impresa di cominciare i lavori è perché si vuole scongiurare l’evenienza di un impianto funzionante, ma non autorizzabile, con un inutile dispendio di risorse, senza alcun beneficio e col rischio di soldi buttati al vento.
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