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Il procedimento disciplinare per Alessia Sinatra: il pm di Palermo ricusa i giudici del Csm

Avrebbero anticipato il giudizio nelle motivazioni del provvedimento contro Creazzo: la vicenda è quella legata alle accuse di molestie sessuali

Il magistrato di Palermo Alessia Sinatra

L’anno scorso avevano condannato l'ormai ex procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo alla perdita di due mesi di anzianità, dopo che la collega palermitana Alessia Sinatra aveva riferito che lui l’aveva molestata sessualmente nel 2015 in un hotel romano, dove si trovavano entrambi per partecipare a un’iniziativa dell’Anm (Associazione nazionale magistrati). Ma proprio in quella sentenza hanno inserito un passaggio che costituisce «un’anticipazione di giudizio» nel procedimento disciplinare che riguarda lei, Alessia Sinatra, e di cui si stanno occupando ancora loro. È per questo motivo che la stessa Sinatra ha ricusato tutti i suoi giudici della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, a cominciare dal vicepresidente del Csm David Ermini, nutrendo dubbi sulla loro libertà e autonomia di giudizio.

Sull'istanza si pronuncerà la sezione disciplinare in un’altra composizione il 20 ottobre prossimo. Non fu lei a denunciare la violenza, che Creazzo ha sempre negato. La vicenda venne fuori con il sequestro del cellulare dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara e l’esame delle chat che vi erano contenute, chat che sono alla base del procedimento a carico di Alessia Sinatra, ma di cui lei contesta l’utilizzabilità, anche ritenendo che la trascrizione che ne è stata fatta nell’incolpazione non sia corretta . Per alcuni di quei messaggini («giurami che il porco cade subito», «il mio gruppo non lo deve votare») inviati a Palamara, quando Creazzo concorreva per l’incarico a procuratore di Roma e il Csm doveva decidere sulla nomina, lei è accusata di aver tenuto un comportamento «gravemente scorretto» proprio nei confronti dell’ex procuratore, perché avrebbe tentato di condizionare negativamente i consiglieri per una sorta di «rivincita morale» su di lui. Una tesi che il pm palermitano ha sempre respinto con forza, spiegando che il suo era uno sfogo privato con un amico e che il suo dolore per l’accaduto e il trauma vissuto non avrebbero certo potuto trovare soddisfazione nella sconfitta di Creazzo.

Ora la sorpresa della sentenza sull'ex procuratore, con un passaggio che «entra nel merito delle accuse mosse alla sottoscritta», come scrive Alessia Sinatra nella istanza di ricusazione, spiegando che si dice in «modo inequivoco e letterale» che le sue frasi hanno un «chiaro contenuto diffamatorio» , non rappresentano un’«opinione» ma si «inseriscono nell’ambito di una comunicazione attinente all’assegnazione di un ufficio direttivo» e dunque non riguardano un fatto propriamente «privato».

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