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Strage di Ustica, esposto rilancia l'ipotesi bomba e chiede il sequestro del relitto: è polemica

Il relitto dell'aereo di linea DC9 della compagnia Itavia precipitato vicino all'isola di Ustica il 27 giugno 1980

Sequestrare il relitto di Ustica per sottoporlo a nuovi accertamenti tecnico-scientifici. Sarebbe questa, secondo quanto riporta l’edizione bolognese del Resto del Carlino, la richiesta avanzata con un esposto alla Procura di Bologna dalla presidente dell’associazione «Per la Verità su Ustica» firmata da Flavio Bartolucci.

«Gli accertamenti tecnici nella fase istruttoria e confermati in fase dibattimentale - si legge nell’esposto - hanno consentito di accertare che l’unica ipotesi tecnicamente sostenibile era quella dell’esplosione interna attribuibile a una bomba». Da qui la richiesta di sequestro del relitto, che è stato ricomposto in un’installazione artistica di Christian Boltanski ed esposto al Museo della memoria di Ustica. L’associazione ha organizzato un convegno a Bologna, al quale parteciperanno l’ex ministro Carlo Giovanardi e altri esponenti che si sono occupati del caso.

I familiari delle vittime, attraverso la presidente Daria Bonfietti, parlano di «provocazioni, depistaggi e menzogne» a proposito dell’esposto presentato dall’associazione Per la Verità su Ustica. «Si parla di sequestro - dice - senza sapere che il relitto del Dc9 è al Comune di Bologna in affidamento giudiziario e quindi a disposizione sempre della magistratura, osservando anche che è la Procura della Repubblica di Roma che sta, come detto, indagando e quindi è referente di ogni possibile istanza. Poi si continua a parlare di documenti secretati e voglio informare che proprio in questi giorni sono stati depositati in libera consultazione all’archivio centrale dello Stato tutti quei documenti sui quali in questi anni si erano sviluppate pretestuose polemiche. La perizia sulla bomba che si continua a citare è una perizia rigettata, con dettagliate motivazioni, dagli stessi inquirenti che l’avevano commissionata per le loro indagini».

«Personalmente - prosegue Bonfietti - mi pare doveroso chiedere e ai militari, così convinti oggi della bomba perché di bomba non si è mai parlato nei tempi dovuti (ricordo che i vertici Aeronautica sono andati a processo per aver sostenuto il cedimento strutturale), e in generale, perché continuare a far riferimento a Cossiga quando da lui parte proprio la denuncia dell’abbattimento».

«Riproporre la tesi della bomba a bordo - dice Andrea De Maria, deputato bolognese del Pd - è una scelta grave e sbagliata. Dovremmo invece tutti concentrarci sulla priorità per ottenere giustizia e verità per le vittime di Ustica, che subito dopo l’abbattimento del Dc9 ha visto mettere in campo iniziative di vero e proprio depistaggio. Si tratta di assumere tutte le opportune azioni verso Paesi amici dell’Italia per avere tutte le informazioni in loro possesso su una vera e propria azione di guerra nei cieli del nostro Paese».

«Leggo di un convegno - dice De Maria - promosso da Carlo Giovanardi e da una Associazione Per la verità, di cui fa parte l’ex generale dell’Aeronautica Tricarico, che ripropone la tesi di una esplosione a bordo come causa della tragedia di Ustica. L'Associazione dei familiari delle vittime di Ustica ha chiarito in diverse occasioni che la Procura di Roma ha ancora in corso l'inchiesta su Ustica, che i resti dell’aereo sono in affido giudiziario al Comune di Bologna e, soprattutto, che è stata decisa la desecretazione di tutti i documenti oggetto di numerose dichiarazioni di Giovanardi. Il 27 giugno sarò in Comune a Bologna, al fianco dell’Associazione dei familiari delle vittime di Ustica, per sostenere la loro battaglia per la verità e la giustizia».

«Chiediamo - afferma il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini - la verità sugli autori e sulle responsabilità. Sgombrando definitivamente il campo dagli ostacoli e dai tentativi di depistaggio che hanno finora impedito di fare piena luce su uno degli episodi più gravi e oscuri della storia repubblicana, un vero e proprio atto di guerra nei cieli italiani in cui hanno perso la vita 81 persone».

Bonaccini aggiunge che «c'è una sentenza che oltre 20 anni fa ci ha consegnato una verità giudiziaria. Eppure, ancora oggi non abbiamo una ricostruzione condivisa e definitiva di quanto accadde, delle circostanze e delle dinamiche. E questo è inaccettabile per un Paese civile. Rinnoviamo il nostro invito alle istituzioni, alla politica, alla magistratura. È necessario un impegno comune anche sul piano diplomatico affinché sia fatta piena luce su quest’altra drammatica vicenda che ha colpito il nostro Paese. Lo dobbiamo prima di ogni cosa alle vittime e ai lori familiari, a cui ci stringiamo. Lo dobbiamo ai nostri giovani, cui vogliamo trasmettere i valori della verità, dei diritti di convivenza civile, del rispetto delle leggi. Della memoria». Bonaccini rivolge un ringraziamento anche all’Associazione dei familiari delle vittime e alla presidente Daria Bonfietti: «a loro - dice - va il grazie dell’intera comunità regionale e di quella nazionale per la tenacia con cui in questi anni si sono spesi per evitare che calasse il silenzio su questa vicenda e per la piena affermazione della verità. Anche per questo è importante ragionare sul futuro del Museo per la Memoria di Ustica a Bologna, per farne un polo culturale, centro di documentazione e ricerca, aperto anche al mondo della scuola».

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