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L’ambasciatore inglese: «Tra Palermo e Londra un ponte di storia e di affari»

Edward Llewellyn in città in visita alla redazione del Giornale di Sicilia, ricevuto dal direttore Marco Romano

L'ambasciatore inglese Edward Llewellyn al Giornale di Sicilia, ricevuto dal direttore Marco Romano

Ambasciatore per conto di sua maestà la Regina Elisabetta, in Italia da poco più di tre mesi, ha deciso di visitare tutto lo Stivale nei suoi primi 100 giorni di mandato. La Sicilia è la 17esima regione del suo tour. Tra gli incontri anche una tappa nella redazione del Giornale di Sicilia per Edward Llewellyn ricevuto dal direttore Marco Romano. «La prima cosa che ho fatto - racconta - una volta arrivato all’aeroporto di Palermo, è stato fermarmi alla stele che commemora la strage di Capaci per rendere omaggio al giudice Falcone, alla moglie e alla sua scorta. Una storia che conoscevo, ho visto a Milano anche la carcassa dell’auto della scorta, ma essere sul posto è stato molto emozionante». Quindi chiede notizie sul ritratto di Mario Francese, il cronista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia nel gennaio del 1979, che campeggia nella stanza del direttore. «Incredibile il prezzo pagato da questa terra».

Prima dell’incarico in Italia è stato ambasciatore britannico in Francia da novembre 2016 ad agosto 2021. Si dice «legato all’Italia» avendo vissuto tra gli otto e i dieci anni con la famiglia alla base navale di Pozzuoli dove suo padre era ufficiale della Royal Navy ma anche perché «ho chiesto a mia moglie di sposarmi proprio a Roma».

Ambasciatore, lei arriva in Italia il 25 febbraio di quest’anno. Il giorno dopo l’invasione Russa in Ucraina.

«È un momento strano, il ruolo diplomatico dopo quella data è abbastanza cambiato. Abbiamo per la prima volta nel territorio europeo una guerra e una invasione da parte di uno Stato su un altro Stato. E la prima cosa che ho fatto arrivato in Italia è stata vedere il mio omologo ucraino a Roma per esprimere la solidarietà mia e del Regno Unito. Sono anche rimasto molto colpito dalla risposta italiana e del suo governo. L’Italia è nel cuore dell’Alleanza atlantica e del G7 e lavoriamo in modo molto stretto con il governo. Ma mi ha colpito anche la risposta del popolo italiano. Vedo molte bandiere ucraine esposte nei balconi, così come è sul tetto della nostra ambasciata a Roma. Nel mio primo fine settimana in Italia sono andato alla Chiesa Ucraina di Roma. C’era tanta gente che voleva aiutare. C’è tanta empatia».

I legami tra il Regno Unito e la Sicilia risalgono ad almeno tre secoli fa.

«È una lunga storia e consolidata. Penso alla nascita del vino siciliano Marsala e al contributo di Woodhouse in questo percorso. È un bell’esempio del legame e dell’alchimia, della chimica tra noi e la Sicilia: quando lavoriamo insieme creiamo qualcosa di meraviglioso. Legami che sono continuati nel Risorgimento e con la Seconda guerra mondiale e la liberazione del ‘43 con il contributo delle forze armate britanniche. Esistono anche delle piccole storie del movimento partigiano in Sicilia che ha lavorato con le forze alleate e che stanno venendo alla luce».

Il regno Unito è anche meta di emigrazione di tanti giovani italiani e siciliani in particolare.

«Siamo molto orgogliosi e contenti dei tanti siciliani in Uk. Ci sono circa 700 mila italiani ed è una cifra incredibile e tanti sono i siciliani. Non è mancato un giorno come ambasciatore che non ho parlato con un italiano che non abbia un parente nel Regno Unito. È qualcosa di meraviglioso, siamo fortunati del contributo che loro danno alla nostra cucina (ride ndr), ma anche sulla scienza, la tecnologia, la moda e così via. I miei connazionali, poi, adorano la Sicilia e speriamo che ci saranno tanti turisti britannici nell’Isola già quest’anno visto che sono cadute alcune restrizioni legate alla pandemia».

Quali possono essere i nuovi rapporti.

«Registriamo alcune iniziative sul commercio e sul turismo slow. Ma ci sono anche tante iniziative che promettono bene nel settore tecnologico e delle start up e che possono portare nel consolidamento dei rapporti che ci sono tra i nostri due paesi, ma anche di una economia digitale anglo-siciliana. Le frontiere nel mondo fisico possono esserci ma nel mondo digitale no. Ci colpisce molto l’inventiva siciliana e la creatività».

L’Isola si trova in un punto strategico nel Mediterraneo, cerniera tra Nord e Sud e Est e Ovest dell’Europa come vede il ruolo di questa regione?

«La Sicilia è in un luogo strategico al centro del Mediterraneo e siamo tutti consapevoli del ruolo del Mediterraneo e secondo me il ruolo dell’alleanza atlantica è diventato di nuovo di importanza fondamentale. Dopo l’invasione russa in ucraina questo fatto ha sottolineato per tutti i nostri paesi l’importanza della democrazia e di scegliere il nostro destino e la capacità di difendere i nostri valori. Se alcuni avevano dimenticato l’importanza di questo fatto basilare, adesso ne siamo tutti consapevoli. E questo rende ancora più importante il ruolo della Sicilia e dell’Italia in questo contesto».

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