«Si discute a livello nazionale, sulle modalità con cui il centrosinistra può presentarsi ed elaborare le sue tesi e le idee». Lo ha dichiarato oggi il segretario del Pd, Enrico Letta, a margine di un incontro per la campagna elettorale delle comunali a Verona. Ma il suo interesse, anche in vista della visita a Messina di lunedì, è rivolto pure alla Sicilia. «Lo faremo - ha osservato infatti - anche rispetto alla questione delle primarie in Sicilia, dove si vota in autunno, o rispetto alle regioni dove si vota l’anno prossimo. Però - ha aggiunto - lo faremo con il modo giusto e il tono giusto. A me sembra molto importante quello che sta succedendo a Verona ed in Veneto, dove mi pare che ci siano segnali di una regione che guarda al dopo , un Veneto che sa che sta voltando pagina e sta guardando al domani» ha concluso Letta.
Letta prova così a rimettere in ordine le cose dopo i tanti distinguo sulle primarie in Sicilia lanciate già nei giorni scorsi e rilanciate stamattina dal segretario regionale del Pd Anthony Barbagalla. «Le primarie - ha detto il leader siciliano dei democratici - sono la nostra casa e sono convinto che oggi il partito darà una svolta, da questo punto di vista. Il segretario ha parlato di prospettive incoraggianti non soltanto delle primarie, ma soprattutto nel rapporto con il Movimento 5 stelle. Ancora una volta la Sicilia è laboratorio politico, sperimentiamo qui meglio che altrove “formule” nuove». Alla direzione regionale del Pd di oggi le primarie sono state il tema centrale. «Qua per primi - ha aggiunto - abbiamo lanciato l’accordo con il M5s e per primi, rispetto ad altre zone del Paese, lanciamo questa formula di scelta democratica. Chiamiamole primarie, consultazioni popolari, ma certamente daremo voce ai cittadini e agli elettori siciliani e non decideremo il candidato a presidente della Regione Siciliana nel chiuso di una stanza».
Sembra tutto facile, ma non è così. «Condividiamo la scelta delle primarie, anzi ci sarebbe piaciuto arrivare a questo risultato prima delle amministrative - dicono Antonio Rubino e Fausto Raciti - perché in piena campagna elettorale diventa tutto ovviamente più faticoso. Registriamo che saranno primarie particolari, che consentono, sostanzialmente, la scelta tra solo un candidato per lista: questo obbliga il Pd regionale a costruire le condizioni dell’unità attorno ad un nome se non vogliamo vedere il Pd disgregarsi tra più liste o peggio ancora venire svuotato». Per Rubino e Raciti «non è una cosa che si fa in un giro di telefonate. Confidiamo che possa iniziare un lavoro in questo senso: significa dare criteri per la formazione delle liste, portare a sintesi le diverse disponibilità, indicare una proposta coerente e incisiva che per noi deve essere "politica". I disastri causati dal governo Musumeci necessitano di una classe dirigente capace ed in grado di risollevare le sorti della nostra isola. Al segretario affidiamo la responsabilità di mantenere l’unita del Pd perché solo con il nostro partito unito e compatto il campo progressista può competere per il governo della regione».
Alla fine della direzione il Partito democratico siciliano ha dato mandato a Barbagallo, di «concludere l’accordo politico, programmatico e regolamentare con gli alleati di coalizione» per il candidato comune a presidente della Regione. La decisione è stata adottata, con 135 voti favorevoli e due astenuti, dalla segreteria del Pd Sicilia. Prima del voto Barbagallo ha fatto il punto sulle imminenti elezioni regionali e sulle primarie di coalizione che vedono uniti Pd, M5s, Cento Passi, Psi, Articolo 1, Verdi e Sinistra Italiana. «Proseguiamo il lavoro per definire l’intesa con il Movimento 5 Stelle e le forze della sinistra - ha detto alla fine Barbagallo - quello di oggi, in direzione regionale, è un passaggio importante e atteso. Speriamo di definire in pochi giorni il regolamento in modo da potere procedere spediti verso la data delle primarie».
Fuori dal Pd, il cammino è in salita. IV si smarca. «Le primarie con il Movimento Cinque Stelle - ha detto Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e presidente di Italia Viva - non le facciamo, lasciamo al Pd questa opzione che secondo me è profondamente sbagliata. Non è negli interessi dei dem questa chiusura a sinistra verso una opzione populista». Rosato ha parlato da Catanzaro, dove si trovava per un appuntamento elettorale. «Il M5S non rappresenta la sinistra - ha aggiunto Rosato -, rappresenta il populismo. E rispetto a una chiusura sul populismo, l’elettorato del Pd non si troverà nella capacità di scegliere e di trovare una proposta politica che metta insieme il giustizialismo e la visione riformista che dovrebbe avere un partito di sinistra con il Partito democratico».
Dai Cinquestelle è arrivata al contrario l’assicurazione che il movimento «sta lavorando per costruire un percorso in Sicilia. Danno fastidio le supponenti dichiarazioni di chi non perde occasione per attaccarci, dimostrando di lavorare per rompere il fronte progressista». Una risposta «a chi insinua il sospetto che il Movimento 5 Stelle miri a far saltare il tavolo della coalizione per paura di perdere le primarie». Sal fronte del M5s è arrivato anche il commento del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in risposta alla domanda di un giornalista: «Le primarie noi non le abbiamo mai fatte. Sia Conte che Letta non hanno definito un progetto, stanno valutando di scegliere il candidato governatore con le primarie. Quali saranno le modalità non lo so».
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