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L'Ars approva la legge blocca-nomine: sfida di Forza Italia, Lega e Mpa a Musumeci

Palazzo d'Orleans

Con un blitz di pochi minuti l'Ars ha approvato una leggina di poche righe che impedirà al governo, da subito e fino alle elezioni di novembre, di effettuare qualunque nomina. Si fermano dunque tutte le procedure per la scelta dei nuovi vertici della sanità ma anche delle partecipate e di qualunque altro ente o consorzio sotto il controllo di Palazzo d'Orleans e degli assessorati.

E' un black out indotto che il Parlamento fa piovere sulla Regione. Ed è, soprattutto, un palese atto di sfiducia che tre quinti della maggioranza hanno votato contro Musumeci. L'emendamento è stato firmato, oltre che da Pd, grillini e Claudio Fava, anche dai capigruppo di Forza Italia, Lega e Udc. Favorevole pure l'Mpa, che con Roberto Di Mauro ha condotto i lavori d'aula forzando il regolamento – a detta del governo – e autorizzando che su un disegno di legge nato per istituire il registro telematico dei Comuni venisse inserito un emendamento su una materia del tutto estranea.

A opporsi sono stati solo Diventerà Bellissima, il movimento di Musumeci con la costola di ex grillini confluiti in Attiva Sicilia, e Fratelli d'Italia. Cioè l'asse che sta spingendo Musumeci alla candidatura bis contro il volere di Lega, Mpa e una parte di Forza Italia.

E la questione Musumeci non è ininfluente in ciò che sta accadendo in queste ore all'Ars. In mattinata sette su tredici deputati all'Ars (i più vicini a Musumeci, guidati da Marco Falcone) hanno eletto un nuovo capogruppo dopo aver sfiduciato ieri sera il fedelissimo di Micciché, Tommaso Calderone (finito sotto accusa proprio per aver firmato la norma blocca nomine). Calderone ha dichiarato illegittima la riunione e la votazione di oggi. Micciché ha a sua volta fatto trapelare la notizia che due ex renziani – Edy Tamajo e Nicola D'Agostino – saranno ammessi al gruppo di Forza Italia ribaltando così i valori in campo e riabilitando Calderone.

E non finisce qui. Entro la serata Micciché potrebbe raccogliere l'invito dei grillini e azzerare le commissioni parlamentari per arrivare a nuove nomine dei presidenti la prossima settimana. Perderebbero così la guida delle commissioni tre forzisti ostili a Micciché: Riccardo Savona, che presiede la Bilancio, Margherita La Rocca Ruvolo, al vertice della Sanità e Stefano Pellegrino che guida la Affari Istituzionali.

Prima di chiudere la seduta è scoppiato un altro caso all'Ars. Di Mauro, che presiedeva, ha rivelato in aula che l'assessore Toto Cordaro, che in quel momento rappresentava il governo durante la votazione, avrebbe detto al segretario generale dell'Ars, Fabrizio Scimè, frasi che suonavano come una minaccia di future ritorsioni politiche per aver – a suo modo di vedere – dato un assist alla votazione in aula della norma blocca nomine invece di rilevare irregolarità nella procedura. Dopo questa comunicazione sono scoppiate urla e la tensione è arrivata a livelli altissimi. A quel punto Di Mauro ha chiuso la seduta e ha rinviato i lavori alla prossima settimana.

Poco dopo sono iniziati gli approfondimenti sulla norma. A dare un segnale è stata Giusy Savarino, presidente della commissione Ambiente vicinissima a Musumeci: ha preso la parola per dire che Diventerà Bellissima avrebbe sostenuto la norma blocca nomine se solo questa avesse avuto un percorso parlametare regolare, se fosse cioè passata da un esame in commissione. E' una posizione che Musumeci ha detto ai suoi uomini di condividere. Secondo l'interpretazione di Palazzo d'Orleans la norma approvata non blocca le nomine dei nuovi vertici della sanità perché quelle sono legate a procedure concorsuali già avviate che si agganciano a una legge nazionale.
Ma per il Pd, con Giuseppe Lupo, “si tratta di una norma di buon senso che impedisce nomine ad hoc in piena campagna elettorale permettendo il buon andamento della gestione amministrativa regionale".

"Volano gli stracci e anche velate minacce di esponenti del governo Musumeci verso la presidenza e i funzionari dell’Ars. Con la votazione, oggi a sala d’Ercole, dell’emendamento che blocca le nomine di sottogoverno la maggioranza di centrodestra non esiste più". Lo dice il deputato e segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo. “Uno spettacolo indecente - aggiunge - oggi all’Ars con la strenua difesa di potere e poltrone da parte di un governo che non ha più il sostegno dei numeri ma pensava di alimentare la propria campagna elettorale con la nomina di dirigenti e posti di sottogoverno. Oggi abbiamo stoppato il tentativo di lottizzazione della sanità da parte di Musumeci e sancito la fine di questa stagione del Centrodestra in Sicilia. Da oggi inizia una fase politica nuova che - conclude - il Pd porterà avanti con tenacia e determinazione per consegnare ai siciliani una proposta politica diversa basata su responsabilità, correttezza e autorevolezza".

 

 

 

 

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