Mai stata così spaccata, Forza Italia. Ormai all'Ars e alla Regione si misurano due partiti nel partito, con peso specifico praticamente equivalente. Lo dimostra la manovra con cui l'ala ostile a Gianfranco Micciché ha sfiduciato il capogruppo all'Ars, Tommaso Calderone, fedelissimo del coordinatore azzurro.
Domani quell'incarico andrà al monrealese Mario Caputo, sostenuto da Riccardo Savona, Marco Falcone, Margherita La Rocca Ruvolo, Alfio Papale, Stefano Pellegrino, Riccardo Gallo Afflitto.
Quest'area del partito si è autoconvocata oggi pomeriggio per esprimere il proprio dissenso verso la gestione del gruppo da parte di Calderone: accusato di aver spalleggiato la linea anti-Musumeci voluta da Micciché. Calderone in particolare ha dato il sostegno a Pd e grillini (ma anche alla Lega) su un disegno di legge, al voto domani che bloccherà l'azione del governo nel rinnovo dei vertici della sanità imponendo solo i rinnovi dei manager attuali. Una manovra che indebolisce Musumeci a pochi mesi dal volto.
Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I “dissidenti” si sono riuniti (assenti tutti gli uomini più vicini a Micciché) e hanno fissato domani alle 10,30 l'elezione del nuovo capogruppo. Che a meno di sorprese sarà Caputo.
Il bilancio in Forza Italia vede ora all'Ars un partito spaccato: sette sono gli ostili alla linea Micciché, cinque i fedelissimi del presidente dell'Ars (Calderone, Michele Mancuso, Bernadette Grasso, Luisa Lantieri e Daniela Ternullo).
La sfida interna fa parte della partita per decidere il nuovo candidato alla presidenza della Regione: gli ostili a Micciché sostengono il bis di Musumeci. Ma il presidente dell'Ars avrebbe in serbo una contromossa. Oggi i grillini hanno chiesto ufficialmente l'azzeramento delle commissioni parlamentari: una manovra che per regolamento andava fatta poco più di un anno fa e che ora i 5 Stelle reclamano contro “lo stallo che ha travolto il Parlamento”. Micciché sarebbe tenuto a concedere i cambi al vertice delle commissioni. Ma ciò avrebbe un effetto politico evidente, perderebbero le presidenze 3 dei suoi contestatori interni: la La Rocca che oggi guida la Sanità, Stefano Pellegrino che è a capo della Affari Istituzionali e Savona che è al vertice della Bilancio.
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