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Palermo, troppi straordinari nel Comune in deficit e con le tasse raddoppiate

Antonio Le Donne

Al Comune di Palermo impiegati che svolgono lavoro straordinario senza autorizzazione preventiva, sforamento dei limiti economici previsti dal contratto nazionale di lavoro, mancato ricorso agli strumenti alternativi per il raggiungimento degli obiettivi. Tutti motivi che hanno portato a un perentorio stop al sistema che sembra imperversare in alcuni uffici. Anche perché si minacciano conseguenze gravi, anche dal punto di vista della responsabilità erariale. «Si configura un debito fuori bilancio e la conseguente responsabilità per danno erariale gravante su dirigenti e dipendenti», parola di direttore generale, Antonio Le Donne, che mette nero su bianco l'asperrima reprimenda indirizzata a tutti i capi area e ai vertici dell'amministrazione.

La questione è molto semplice. Il contratto e le leggi fissano alcune regole precise sullo straordinario: deve essere concesso dal dirigente di riferimento e, soprattutto, deve essere contenuto all'interno di un fondo che in questo momento a Palazzo delle Aquile è di 380 mila euro.

In alcune aree comunali, invece, lamenta il direttore Le Donne, si sono «verificati sforamenti rispetto ai limiti delle assegnazioni di somme». Tutto questo per «l'indebita causalizzazione di prestazioni straordinarie effettuate da dipendenti in assenza della relativa autorizzazione da parte del dirigente di riferimento». Come a dire, che ci sono uffici in cui prima si svolge lo straordinario e poi si autorizza. In particolare, circola la voce che il documento sia stato predisposto soprattutto per l'eccessivo straordinario previsto per i servizi cimiteriali. Addirittura, pare che ci sia un gruppo di operai che deve ricevere in tutto 24 mila euro, cifra che però in questa situazione non potrà essere riconosciuta. Certo, andrà approfondita la questione e bisognerà comprendere se svolgere il servizio oltre il normale orario sia stata una iniziativa del singolo impiegato oppure un’autorizzazione sulla parola da parte delle funzioni dirigenziali. Elemento non di poco conto per tirare la somma e individuare le responsabilità di questa storia.

Le Donne spiega nella nota che «il limite quantitativo del fondo ha carattere inderogabile il cui sforamento è suscettibile di esporre l’amministrazione, e per essa i dirigenti e i dipendenti a profili certi di responsabilità soggettiva per danno erariale». E poi va anche un po’ più a fondo, spiegando che «l’eventuale formazione di debiti fuori bilancio per le suddette prestazioni determina l’obbligo di segnalare alla competente Procura della Corte dei Conti i nominativi dei soggetti che hanno concorso a determinare con la loro condotta colposa la formazione del debito».

Il sindacato che ha intercettato la questione e cerca di mettere un argine agli effetti di questa direttiva è il Csa-Cisal. Il segretario Nicola Scaglione spiega che «non possono certo essere i lavoratori a pagare lo scotto di questa situazione. Poi, concordo anche che bisogna sfruttare gli altri istituti contrattuali che esistono al posto dello straordinario. Ma questo è un discorso che non può minimamente compromettere i diritti di chi le attività fuori dall’orario di lavoro le ha già svolte».

Scaglione fa riferimento alla possibilità di attivare i cosiddetti progetti-obiettivo, individuando esattamente il tipo di interventi da portare avanti, e finanziandoli tramite il Fes, il fondo efficienza servizi. Le Donne suggerisce anche la «modificazione delle giornate di lavoro nell’ambito della settimana lavorativa e/o una diversa articolazione dell’orario nell’arco di ogni singola giornata nel rispetto del monte ore complessivo contrattualmente previsto, se del caso allungando l’orario di servizio da cinque a sei o sette giorni la settimana, soprattutto per quei servizi che assumono valore essenziale per la cittadinanza». Indicazioni, però, che non vengono rispettate. Il che fa parlare il direttore generale di «situazione incresciosa».

Ci sarebbe anche da sentire chi è al fronte, quando bisogna dare risposte immediate perché i servizi essenziali non possono essere lasciati sguarniti ma non c’è personale a sufficienza (quello che c’è spesso è in part-time), le pressioni sull’onda dell’emozione sono forti e allora si deve fare quello che è necessario. In questa storia, purtroppo, nessuno sembra essere innocente e, soprattutto, appare chiaro che la situazione di sostanziale dissesto funzionale in cui si è cacciato il Comune - che prepara la stangata sull’addizionale Irpef e sui servizi - è un elemento di cui tenere conto se si vuole giungere a un giudizio sereno sulla faccenda.

I toni, a un certo punto, diventano ancora più duri. Sostiene che le «informazioni acquisite depongono in modo inequivocabile nel senso del persistere di comportamenti da parte dei dipendenti di alcune strutture non conformi e addirittura contra lege». Antonio Le Donne non le manda a dire e comunica che da ora (data dell’invio della nota, il 4 febbraio) «in tutti i casi in cui non sarà rispettata l’applicazione degli istituti contrattuali in maniera conforme e il personale dipendente «effettuerà prestazioni di lavoro straordinario al di fuori dei limiti di assegnazione o in assenza di autorizzazione rilasciata dal dirigente» si chiederà «l’avvio della contestazione disciplinare nei confronti dei soggetti responsabili».
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