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Palermo, la Rap programma altri concorsi: oltre agli autisti, servono operai

Ora che il concorso per autisti della Rap, l'azienda che gestisce il servizio rifiuti a Palermo,  può andare avanti, si pensa anche a quello dei dirigenti e si passa anche a progettare l’immediato futuro della società, in affanno per mancanza di personale: esternalizzare a tempo alcuni servizi che in questo momento sono sostanzialmente «coperti» male, perché le risorse umane sono insufficienti. Sembra un cambio di paradigma rispetto a quanto narrato finora rispetto all’indisponibilità ad aprire la porta ai privati nella gestione della grande macchina dei rifiuti. Ma l’amministratore in carica, Girolamo Caruso, una specie di marziano atterrato in piazzetta Cairoli grazie a google maps - tecnologia che gli permise di non arrivare in ritardo all’insediamento - si sta costruendo la fama di caterpillar e intende mantenerla. Ne ha dato la prima dimostrazione sulla storia del concorso: c'era stata una levata di scudi perché mancava l'approvazione del piano industriale, ma per lui non era necessario. Non ha mollato. È stato chiesto un parere tecnico ma lui nel frattempo non ha sospeso il concorso. Alla fine della fiera, a meno di clamorosi sviluppi, ha avuto ragione lui e ha recuperato tempo. Ma andiamo con ordine.

Ci sono 91 aspiranti autisti per ogni posto messo a concorso dalla Rap. Dopo il sostanziale via libera alla selezione da parte del segretario generale, che ha fugato i dubbi interpretativi rispetto al fatto che non è dovuta la preliminare approvazione del piano industriale da parte del Consiglio comunale, l'azienda di igiene ambientale ora mette il piede sull’acceleratore. La commissione esaminatrice si è insediata e sono già state avviate le pratiche per la gara attraverso cui individuare l'azienda specializzata a effettuare una prima scrematura dei concorrenti portandoli a 200 che poi saranno esaminati in loco. L'unico obbligo di Rap, imposto dal segretario Antonio Le Donne, è preparare il budget 2021 per sottoporlo all'approvazione della giunta. Incombenza che sarà sbrigata nel giro di questa settimana, assicurano dalla ex società partecipata. Restando in tema, la prossima settimana si insedierà la commissione per il bando dei 2 dirigenti tecnici per cui sono arrivate una ventina di richieste di partecipazione.

Caruso ora vuole passare alla seconda fase. L’azienda è a corto di operai. Soffre molto la raccolta porta a porta e anche lo svuotamento delle frazioni secche: plastica, vetro, carta e cartone. Nel piano del fabbisogno di personale firmato dall'ex presidente Giuseppe Norata, oltre ai 46 autisti, era contemplato il reclutamento di 106 operai (in totale saranno poi oltre 300). Ma i tempi della selezione non sono compatibili con le necessità di una città che sembra sprofondare nella sporcizia. Per questo si sta pensando di assicurare alcuni servizi attraverso un affidamento a privati. Tanto per iniziare per sei mesi. La redazione del capitolato è in fase avanzata per garantire gli svuotamenti delle campane di vetro, dei contenitori di carta e cartone.

«Stiamo adottando lo stesso modus operandi di grandi aziende come Asia a Napoli e Ama a Roma. Il servizio andrà avanti sino a quando non riusciremo a potenziare con bando pubblico la pianta organica», sottolinea Caruso.

La sua, peraltro, è un’esigenza che tiene conto anche dell’inquietante aumento del fenomeno degli ingombranti abbandonati: «La città sta diventando la discarica dei paesi vicini», lamenta l’amministratore. Il quale annuncia una denuncia contro ignoti: «Troviamo una quantità di materassi abbandonati catalogati con dei numeri - sostiene Caruso -. Qui siamo di fronte a uno smaltimento illegale organizzato al quale va posto un freno».

Un'azienda sul piede di guerra. L'Amat corre a gambe levate verso lo sciopero. I sindacati lo hanno annunciato per il 16 se dal tavolo prefettizio «non giungeranno novità rilevanti sulle criticità dell’azienda che mettono a rischio il futuro della ex partecipata».

L'azienda guidata da Michele Cimino continua a non ricevere le bimestralità dal Comune (è in arretrato di due fatture da 3,7 milioni) perché non c'è un'intesa sull'addendum che riduce il valore del contratto di servizio. Manca anche, secondo i sindacati, una prospettiva di messa in sicurezza della società di trasporto urbano più volte annunciata e mai realizzata. Nero su bianco il nuovo allarme lo firmano Franco Mineo (Filt Cgil), Salvatore Girgenti (Fit Cisl), Franco Trupia (Uil Trasporti), Corrado Di Maria (Ugl Trasporti), Fabio Danesvalle (Faisa Cisal), Carlo Cataldi (Cobas Trasporti) e Giuseppe Taormina (Orsa Trasporti).

«Dall’ultima riunione dello scorso 2 novembre non è emersa nessuna novità sul tavolo che il Comune aveva annunciato per discutere della rinegoziazione del contratto di servizio, delle criticità finanziarie/economiche, organiche, organizzative e gestionale dell’azienda e dell’assoluta inadeguatezza e sicurezza del servizio reso alla cittadinanza. A questo punto - si legge nella nota - prosegue lo stato di agitazione che se non ci saranno novità di rilievo il prossimo 16 novembre porterà allo sciopero dei dipendenti Amat, stanchi delle troppe incertezze sul loro futuro e su uno dei servizi più importanti ed essenziali per i cittadini palermitani».

La questione principale riguarda Michele Cimino che si rifiuta di firmare l'addendum al contratto di servizio con cui accetterebbe il taglio di circa il 10 per cento stabilito dal Consiglio senza operare corrispondenti tagli ai servizi da garantire. In una riunione si era stabilito che si sarebbe intavolata una discussione sull’argomento, mai avviata. Ma l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, aveva ribadito che Cimino sapeva che bisognava firmare l’accettazione del taglio contestualmente all’avvio del piano di risanamento «che certamente non si fa in dieci giorni».

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